Due mesi e venti giorni di galera
per un’anziana donna colpevole di furto. E’ stata denunciata, processata e
condannata per aver rubato generi alimentari: pane, biscotti, carne e una
bottiglia di limoncello. Un bottino del valore complessivo di venti euro. La
donna, 80 anni, vedova, ex segretaria d’azienda, è stata accusata di furto
aggravato. E’ accaduto in un supermercato al centro di Genova. La donna ha
rubato all’interno del centro commerciale a causa del suo stato di indigenza.
Per questo motivo la difesa, durante il processo, ha chiesto lo stato di
necessità, a causa proprio dell'indigenza evidente. Il giudice è stato
irremovibile. Anche se serviva per mangiare, quel furto è stato comunque un reato,
punibile a norma di legge. Non c’è stato dunque nulla da fare e l’anziana
signora è stata condannata ad una pena di due mesi e venti giorni di
reclusione. Non è la prima volta che i giudici hanno a che fare con episodi del
genere. Sono sempre più frequenti i casi di persone che rubano all’interno di
un supermercato o di un centro commerciale per mangiare. Secondo polizia e
carabinieri, le denunce per furti di generi alimentari in un anno sono aumentate
del 20%. E’ il diretto effetto della crisi e dell’incessante aumento del
costo della vita.
domenica 16 giugno 2013
ALLARME: ZECCA KILLER ARRIVA IN ITALIA. PROVOCA INFEZIONI GRAVI E, TALVOLTA, MORTALI. FATE MOLTA ATTENZIONE
Un allarme che potrebbe
minacciare la tranquillità dei vacanzieri italiani. Si tratta della Tick borne
encephalitis, meningoencefalite, una malattia trasmessa dalla zecca Ixodes
Ricinus, proveniente dall’Est Europa, dove è attualmente diffusa. Nel nostro Paese
dovrebbe localizzarsi nelle zone rurali e urbane. Al momento è stata
individuata nel Triveneto.
Ogni anno si registra all’incirca
un massimo di 30 casi. La maggior parte di questi casi, la TBE
si rivela grave e, talvolta, mortale. Altra brutta notizia è che i casi sono in
continuo incremento in proporzione dell’aumento delle temperature che rendono
gli ambienti vivibili per l’insetto. È necessario tenere sotto controllo
la situazione. Le autorità sanitarie europee hanno, infatti, chiesto al nostro
Paese l’inserimento di tale malattia tra quelle notificabili.
Il morso della zecca non provoca
alcun dolore, poiché la saliva avrebbe un effetto anestetizzante. Inoltre, sembra
non mostrare sintomi particolarmente evidenti, se non quelli che possono
tranquillamente esser confusi con una normale influenza. Quindi, bisogna
prestare molta attenzione.
Quello che è certo è che, dopo un
periodo di incubazione che dura circa 7-14 giorni, la persona affetta dalla TBE
mostra febbre, cefalea, senso di stanchezza e nausea. Possibili complicazioni
potrebbero essere la paralisi e mialgia. Come se non bastasse, inoltre, sembra
che la malattia possa colpire il sistema nervoso centrale, creando danni nocivi
allo stesso, a volte anche permanenti.
Purtroppo non esiste una cura precisa
per la TBE, ma è possibile prevenirla con una semplice vaccinazione, in grado
di proteggere da tutti i tipi di virus sia del sottotipo Europeo che di quello
Asiatico. È consigliabile, dunque, prima di intraprendere qualsiasi viaggio
procedere nella vaccinazione, che sarà somministrata in due dosi. La
terza dose, al rientro, permette una copertura della durata di ben 5 anni.
giovedì 13 giugno 2013
UOMO DI 66 ANNI SCOPRE DI ESSERE UNA DONNA DOPO UNA VISITA MEDICA
Un 66enne, che ha vissuto tutta
la sua vita come uomo, è rimasto letteralmente scioccato dopo una diagnosi
sorprendente che gli è stata fatta da un medico di Hong Kong. Recatosi in
ospedale per una visita a causa di gonfiore addominale, l’uomo ha scoperto di
essere una donna. I medici hanno realizzato che il paziente era in realtà di
sesso femminile dopo che hanno capito che il gonfiore era determinato da una
grossa cisti su un ovaio, secondo l’Hong Kong Medical Journal.
La condizione è il risultato di
due malattie genetiche rare. Il soggetto aveva la sindrome di Turner, che
colpisce le ragazze e le donne. La sindrome è legata ad un’anomalia
citogenetica, principalmente di tipo X0, che consegue ad un errore nel corretto
appaiamento dei cromosomi durante la meiosi. Alcuni dei principali
sintomi della sindrome sono: l’infertilità, la bassa statura, il viso che può
avere un aspetto da persona anziana, torace a scudo, capezzoli iperdistanziati.
Situazione che comunque probabilmente poteva essere scoperta molto prima
con soli pochi semplici controlli medici: l'uomo infatti ha un pene di
dimensioni molto ridotte (è in realtà il clitoride) e non ha testicoli.ATTENZIONE A QUESTE LETTERE DAL FISCO. L'AGENZIA DELLE ENTRATE INVIA LE LETTERE DI AVVISO
Ai contribuenti italiani sta
arrivando una missiva importante e a inviarla è un mittente mai troppo
amichevole: l’Agenzia dell’Entrate. Ma cosa dicono le lettere? Invitano il
contribuente a verificare la compatibilità di quanto dichiarato per l’anno 2011
con le voci di spesa presenti nel prospetto inviato in allegato, o con lo
strumento di autodiagnosi conosciuto come Redditest.
Un tema caldo la compatibilità tra spese e dichiarazione, ma nel caso in questione siamo innanzi a uno strumento di compliance, e non davanti a un accertamento fiscale. L’Agenzia fornisce informazioni generiche sulle spese effettuate nel 2011 e note al Fisco; la congruità va verificata con quanto dichiarato nel 730. Il problema non si presenta se le spese, pur più alte del reddito, sono state effettuate con fonti legittime di finanziamento. C’è anche la seconda chance, quella di correggere la dichiarazione, avvalendosi del ravvedimento lungo, fino al 30 settembre 2013, che prevede una sanzione del 3,75%.
Non è certo il primo caso di lettere informative che l’Agenzia invia: l’anno scorso è andato in scena lo stesso copione, ovviamente per il reddito complessivo dichiarato nel 2010. Il panico per i contribuenti non manca mai, ma queste comunicazioni hanno perlopiù carattere informativo, o finalità preventive, quindi bisognerebbe capire perché si scatena il panico ogni volta che l’Agenzia invia una missiva, posto che non è obbligatorio rispondere e che non vi è un accertamento in corso.
Fa più rumore invece il fatto che il cittadino può spiegare o ritoccare la dichiarazione, ma non è messo a conoscenza dell’ammontare delle spese, che non è precisato, per tutelare la riservatezza ma anche nella certezza che il contribuente sa quanto spende. In pratica l’Agenzia sa e il cittadino pure: resta da capire chi deve fare il primo passo. Per la serie: non dico che hai sbagliato, ma nemmeno ti dico che hai fatto giusto, e vediamo chi cede per primo.
Ovvio che molti contribuenti si chiedano a chi spetti l’onere della prova, posto che è l’Agenzia a farsi viva. In ogni caso, sembra che la moral suasion funzioni se i redditi dichiarati lo scorso anno da circa 256mila soggetti che si erano visti recapitare la missiva sono cresciuti di circa il 10%. Anche nel 2011 erano partite 50mila missive che si riferivano alle precedenti annualità e che avrebbero riportato 130 milioni di euro nelle casse dell’Erario, secondo quanto scrive Italia Oggi.
L’esperimento nei fatti funziona ma è giusto il modo in cui è condotto? Già lo scorso anno si parlava di una forma di bluff al poker, dove a parole si tutela la privacy del contribuente, ma nei fatti non gli si concede tutti gli strumenti per capire dove sbaglia e perché, posto che deve poi dimostrare quando e in che modo le spese non coincidono. Più complesso è invece l’altro tema, quello del rapporto tra Fisco e cittadino, che, pur nel nome della lotta all’evasione, ha raggiunto in Italia livelli emergenziali, e ribadisce sempre di più una forma di subalternità, dove il sospetto vince pur per nobili fini, cioè recuperare gettito.
Un tema caldo la compatibilità tra spese e dichiarazione, ma nel caso in questione siamo innanzi a uno strumento di compliance, e non davanti a un accertamento fiscale. L’Agenzia fornisce informazioni generiche sulle spese effettuate nel 2011 e note al Fisco; la congruità va verificata con quanto dichiarato nel 730. Il problema non si presenta se le spese, pur più alte del reddito, sono state effettuate con fonti legittime di finanziamento. C’è anche la seconda chance, quella di correggere la dichiarazione, avvalendosi del ravvedimento lungo, fino al 30 settembre 2013, che prevede una sanzione del 3,75%.
Non è certo il primo caso di lettere informative che l’Agenzia invia: l’anno scorso è andato in scena lo stesso copione, ovviamente per il reddito complessivo dichiarato nel 2010. Il panico per i contribuenti non manca mai, ma queste comunicazioni hanno perlopiù carattere informativo, o finalità preventive, quindi bisognerebbe capire perché si scatena il panico ogni volta che l’Agenzia invia una missiva, posto che non è obbligatorio rispondere e che non vi è un accertamento in corso.
Fa più rumore invece il fatto che il cittadino può spiegare o ritoccare la dichiarazione, ma non è messo a conoscenza dell’ammontare delle spese, che non è precisato, per tutelare la riservatezza ma anche nella certezza che il contribuente sa quanto spende. In pratica l’Agenzia sa e il cittadino pure: resta da capire chi deve fare il primo passo. Per la serie: non dico che hai sbagliato, ma nemmeno ti dico che hai fatto giusto, e vediamo chi cede per primo.
Ovvio che molti contribuenti si chiedano a chi spetti l’onere della prova, posto che è l’Agenzia a farsi viva. In ogni caso, sembra che la moral suasion funzioni se i redditi dichiarati lo scorso anno da circa 256mila soggetti che si erano visti recapitare la missiva sono cresciuti di circa il 10%. Anche nel 2011 erano partite 50mila missive che si riferivano alle precedenti annualità e che avrebbero riportato 130 milioni di euro nelle casse dell’Erario, secondo quanto scrive Italia Oggi.
L’esperimento nei fatti funziona ma è giusto il modo in cui è condotto? Già lo scorso anno si parlava di una forma di bluff al poker, dove a parole si tutela la privacy del contribuente, ma nei fatti non gli si concede tutti gli strumenti per capire dove sbaglia e perché, posto che deve poi dimostrare quando e in che modo le spese non coincidono. Più complesso è invece l’altro tema, quello del rapporto tra Fisco e cittadino, che, pur nel nome della lotta all’evasione, ha raggiunto in Italia livelli emergenziali, e ribadisce sempre di più una forma di subalternità, dove il sospetto vince pur per nobili fini, cioè recuperare gettito.
mercoledì 12 giugno 2013
UNA STORIA DI UN AMORE INCREDIBILE: SPOSATI DA 63 ANNI MUOIONO NELLO STESSO MOMENTO
Lui muore in ospedale, lei pochi minuti dopo nella loro casa. Un amore indissolubile, quello di Maria e Marcello, una coppia di anziani, morti praticamente in contemporanea a Seano, un piccolo comune in provincia di Prato. Marcello Martini, 90 anni, si trovava ricoverato per le gravi ferite subite dopo un incidente, quando nel pomeriggio i medici ne hanno constatato il decesso. Nel frattempo Maria si trovava in casa, a 15 chilometri di distanza dal marito. Eppure, senza essere a conoscenza della morte del marito, è stata colpita da un infarto che non le ha lasciato scampo, qualche minuto dopo il decesso della sua anima gemella. La storia di un amore incredibile, di due persone sposate da 63 anni, che sono rimaste unite anche in punto di morte, nonostante fossero lontane. Per non intaccare questo legame straordinario, la famiglia ha deciso che i funerali si celebreranno lo stesso giorno.
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