L’italiano come sì sa non è un
opinione quindi…
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sabato 14 marzo 2015
EBOLA si contagia. Come si diffonde il virus? Pochi importanti passi da leggere per rimanere informati
Se vi siete recati
in luoghi dove “Ebola” è diffuso o noti sintomi di infezione (vedi tabella),
rivolgersi “IMMEDIATAMENTE” ad un ospedale.
martedì 13 gennaio 2015
Come nascondere la data e l'ora della mia ultima connessione su WhatsApp
WhatsApp è un software amatissimo e molto diffuso,
soprattutto tra le nuove generazioni, perché consente di mantenersi in touch
senza dover spendere una fortuna in sms. Infatti è sufficiente possedere un normale
smartphone, provvisto di connessione a internet, per poter inviare e ricevere
così messaggi ma anche foto, video, posizione GPS e quant'altro, nella totale
comodità e nel trionfo della tecnica. Il costo del programma, scaricabile a
pagamento, va sommato all'abbonamento annuale. Il lato negativo di questo
utilissimo esempio di tecnologia è presto detto: chi possiede il nostro numero,
può scoprire agevolmente a quando risale l’ultimo accesso al programma e
verificare se abbiamo visionato quanto ci ha scritto. Una bella scocciatura per
tutti noi vero? Immagino che te lo sarai chiesto spesso: "Ma esisterà mai
un modo per nascondere ai ficcanaso data e ora dell'ultima connessione a
WhatsApp?" La bella notizia è che ora è possibile. Quindi con le
istruzioni che ti forniremo, basta con i musi lunghi di fidanzati o amici che
domandano offesi perché non hai risposto subito, come se uno/a non avesse altro
da fare che lavorare gratis come segretaria tuttofare!
Per avere una maggiore privacy, non ti resta che
disattivare la visualizzazione della data e dell’ora del tuo più recente
collegamento al servizio. Tutto ciò è molto semplice e veloce, grazie alla
nuova opzione introdotta dal programma. Dopo aver preso il tuo telefono,
avviando l’applicazione Whatsapp, puoi aprire il menu Impostazioni, percorrendo
il seguente iter: Impostazioni -> Account -> Privacy. Ora seleziona la
voce Ultimo accesso o Last seen, dove sceglierai e confermerai la voce Nessuno.
I tuoi contatti non vedranno data e ora della tua connessione, e viceversa. Per
ripristinare la funzione, ripeti con calma la stessa identica procedura,
selezionando la voce “Tutti” o “I miei contatti”.
Altri consigli per proteggere la tua privacy, nel caso tu
abbia un iPhone dovrai così procedere: apri WhatsApp, e vai in IMPOSTAZIONI
> IMPOSTAZIONI CHAT > IMPOSTAZIONI AVANZATE; ora disabilita l’opzione
“data e ora dell’ultima…”. Ecco tutto. Facile no? Sono necessarie 24 ore per
rendere operativa l'impostazione e altrettante per poterla cambiare. L'unico
neo è che disattivandola non riuscirai più a vedere data e ora dell’ultima
volta online dei tuoi contatti su WhatsApp. Per Android non ci si deve
discostare molto da quanto appena suggerito.
lunedì 12 gennaio 2015
Questa monetina vale 2.500 euro. E’ partita la caccia al centesimo sbagliato
Attenzione a trattare con superficialità le monetine da 1 centesimo. Potreste avere in tasca 2500 euro a vostra insaputa. Circa 7.000 pezzi in virtù di un errore della zecca di Stato, hanno un valore 250.000 superiore, cioè 2.500 euro. In circolazione esistono alcune monetine da 1 centesimo che per i collezionisti valgono almeno 2.500 euro, e una di queste è stata pagata addirittura 6.600 euro nel corso del 2013. In tutta Europa è ovviamente cominciata la ricerca alla moneta preziosa.
L'errore - Ma come nasce la moneta che vale 2500 euro? La Zecca di Stato ha commesso un errore stampando sul retro di alcune centinaia di monete da 1 centesimo la Mole Antonelliana di Torino anziché Castel del Monte (edificio del XIII secolo sito ad Andria, in Puglia).
La Mole Antonelliana di Torino è infatti correttamente stampata sulla moneta da 2 centesimi ma non su quella da un centesimo. Così il valore della monetina è schizzato alle stelle. E benché la moneta in questione sia stata prontamente messa fuori produzione, in circolazione ci sono ancora più di 7.000 pezzi che valgono una fortuna.
Il valore - Ovviamente a far lievitare il valore è il mercato dei collezionisti. Ed è stato proprio un collezionista a sborsare i 6.600 euro di cui sopra per accaparrarsene una. Insomma, prima di darle al supermercato o di conservarle in un salvadanaio, è sempre meglio dare un'occhiata al retro delle monetine da 1 centesimo. Se trovate la Mole Antonelliana contattate un collezionista per incassare almeno 2500 euro.
Fonte: liberoquotidiano.it
L'errore - Ma come nasce la moneta che vale 2500 euro? La Zecca di Stato ha commesso un errore stampando sul retro di alcune centinaia di monete da 1 centesimo la Mole Antonelliana di Torino anziché Castel del Monte (edificio del XIII secolo sito ad Andria, in Puglia).
La Mole Antonelliana di Torino è infatti correttamente stampata sulla moneta da 2 centesimi ma non su quella da un centesimo. Così il valore della monetina è schizzato alle stelle. E benché la moneta in questione sia stata prontamente messa fuori produzione, in circolazione ci sono ancora più di 7.000 pezzi che valgono una fortuna.
Il valore - Ovviamente a far lievitare il valore è il mercato dei collezionisti. Ed è stato proprio un collezionista a sborsare i 6.600 euro di cui sopra per accaparrarsene una. Insomma, prima di darle al supermercato o di conservarle in un salvadanaio, è sempre meglio dare un'occhiata al retro delle monetine da 1 centesimo. Se trovate la Mole Antonelliana contattate un collezionista per incassare almeno 2500 euro.
Fonte: liberoquotidiano.it
lunedì 10 novembre 2014
Le 10 invenzioni che ci tengono nascoste
Ci sono invenzioni di cui non sfrutteremo mai i benefici.
Ecco la Top10 delle invenzioni strane che potrebbero cambiarci la vita...o
forse no
I 10 peggiori disastri della chirurgia plastica
I 10 esempi di chirurgia plastica estrema e body
modification davvero "riuscite".
Qual è il risultato peggiore secondo voi?
Qual è il risultato peggiore secondo voi?
lunedì 8 settembre 2014
“Energia gratis per tutti per sempre”. Video IPER CENSURATO.. da vedere!
Guardate anche questo video per smentire chi dice che non e' possibile, per le leggi della termodinamica e opinioni varie
▼
venerdì 5 settembre 2014
MONETE RARE- ECCO QUALI SONO LE LIRE ITALIANE CHE VALGONO UNA FORTUNA
Pochi sanno che, con il passaggio alla tanto discussa “moneta comune”, la cara e vecchia Lira è diventata oggetto di studio, e del desiderio, per molti numismatici e collezionisti. Potrebbe capitare ad ognuno di noi di rinvenire in qualche vecchio cassetto monete con un valore molto superiore rispetto a quanto possiamo immaginare. Si tratta in particolare delle monete dette “in Fior di Conio”, ossia praticamente intatte rispetto a graffi e usura, e di quelle particolarmente rare.
IL CONIO DEGLI ANNI ’50 - È il caso delle 100 lire coniate nell’anno 1955 e delle 50 lire coniate nell’anno 1958. Le prime non sono particolarmente rare (ne furono tirate circa 8,6 milioni), tuttavia gli esemplari appunto “in fior di conio” possono veder schizzare il prezzo fino a 1.200 euro.
Stesso discorso per le monete da 50 lire che riportano la data del 1958: ne furono stampati e diffusi 825.000 esemplari, e tuttavia se ne trovano in giro davvero pochi. Dunque una 50 lire del ’58 può variare tangibilmente il proprio valore e passare dai 20 euro per un esemplare usurato ai 2.000 euro per quelle in perfetto stato di conservazione.
Poi ci sono le 5 lire del 1956: queste sono sicuramente più rare. Ne furono messi in circolazione dalla Zecca solamente 400mila esemplari e possono valere un minimo di 50 e un massimo di 1.500 euro.
mercoledì 3 settembre 2014
INCREDIBILE VIDEO. Una nuvola misteriosa atterra e fa strane evoluzioni
Emirati Arabi Uniti -Una nuvola molto insolita attira l'attenzione di un automobilista, il quale riprende la scena in un video. Le voci nel video esprimono grande meraviglia, al punto che tirano in ballo il Profeta. Ad un certo momento parte della nuvoletta viene fermata da una rete di recinzione, un uomo ci infila la mano dentro, sembra schiuma.
domenica 6 luglio 2014
L’OBBLIGO DI TENERE I FARI ACCESI DI GIORNO, A COSA SERVE? SAI CHE QUALCUNO CI GUADAGNA UN SACCO DI SOLDI?
La farsa dei fari accesi di
giorno. Vi siete mai chiesti perché dovete accendere i fari dell’automobile
anche di giorno, quando magari c’è un sole accecante e non ce n’è assolutamente
bisogno? Per motivi di sicurezza? Quali, se col sole non servono? Per “uniformarci”
agli altri paesi europei (altra favola in circolazione)? Beh, in Germania, Gran
Bretagna, Francia, Olanda, Spagna, Svizzera e Belgio non vige questo obbligo
assurdo,
che, al
massimo, può avere (ed ha) un senso in inverno nei paesi scandinavi dell’estremo
nord. Nei quali è vero che si registrano in media meno incidenti che da noi, ma
perché guidano in maniera più disciplinata, non perché hanno le luci accese. E
allora perché io, italiano, devo accendere i fari della mia auto anche se ciò
non fa alcuna differenza né per la mia sicurezza, né per quella degli altri? Un’auto,
o meglio ancora un autocarro, perché mai dovrebbe tenere questi benedetti fari
accesi in condizioni di totale visibilità? Qui c’è ancora una volta aria di
presa in giro e, per la risposta, tiriamo fuori un paio di cifre tratte da “Un
futuro senza luce?”. Nel libro sono descritti semplicemente i vari passaggi che
permettono di calcolare (approssimando tutto per difetto) che con i fari accesi
anche di giorno, il consumo annuo di carburante in più è di 41 litri per ogni
veicolo (con un incremento percentuale che oscilla fra il 2,7 e il 4,1). Ciò è
dovuto in sostanza all’aumento dell’energia necessaria all’alternatore per
permettere alle luci di funzionare nelle ore diurne. Se si considera che gli
automezzi in circolazione a fine 2002 erano circa 37,5 milioni (e trattando qui
gli autocarri alla stregua di automobili, anche se i primi sono ovviamente più
pesanti, hanno distanze medie di percorrenza ben più lunghe e molte più luci di
posizione da accendere), l’incremento complessivo dei consumi oscilla intorno a
1 miliardo e 500 milioni di litri di carburante. Ciò comporta anche un aumento
delle emissioni di diossido di carbonio di circa tre milioni di tonnellate. Ma
perché tutto ciò? Perché se, sempre approssimando per difetto, si calcola
quanto le tasse incidano su questi enormi consumi di carburante in più, salta
fuori che l’erario con questa astuta mossa ha incrementato annualmente i suoi
incassi di circa 1 miliardo di euro. Che dire, quindi? Che non stupisce se i
governi che si sono avvicendati negli ultimi anni non hanno abrogato questo
non-senso. E che se l’ambiente piange il governo ride, alla faccia dei
protocolli di Kyoto e, soprattutto, della nostra salute e delle nostre tasche. Forse
faremmo meglio a spegnere i “riflettori” e far calare il sipario su questa
farsa, se non altro per i prezzi raggiunti dai carburanti, e per i costi ed i
rischi associati all’estrazione di petrolio.
lunedì 9 giugno 2014
Incredibili rivelazioni. Ecco le cure che i medici rifiutano per sé stessi
Ecco
il parere di alcuni medici esperti e ricercatori quali cure loro eviterebbero,
e molto spesso si tratta di andare contro il modo di vedere più consolidato.
Uno Psichiatra che non assumerebbe
mai antidepressivi
La
Dott.ssa Joanna Moncrieff è senior lecturer in psichiatria presso il London
University College ed autrice di «The Myth Of The Chemical Cure» [Il
mito delle cure chimiche].«Esercito nel campo della psichiatria da oltre 20
anni, e per la mia esperienza gli antidepressivi non fanno nulla di buono. Non
li assumerei in nessuna circostanza, nemmeno se fossi a rischio di suicidio. Tutti
gli studi mostrano che – nel migliore dei casi – gli antidepressivi ti fanno
sentire un po’ meglio di quanto non farebbe un placebo, il che non significa
che curino la depressione. Dopo anni di scannerizzazione del cervello, non
abbiamo una sola prova che la depressione sia collegata ad un qualche
squilibrio chimico cerebrale, dunque è discutibile l’idea in sé di trattarla
con sostanze chimiche.Ritengo la depressione una reazione estrema alle
circostanze, ed il modo migliore per uscirne è di eliminare le cause, il che a
volte vuol dire psicoterapia, a volte modificare la situazione trovando un nuovo
lavoro o risolvere i problemi relazionali. Naturalmente esistono alcune persone
che sono depresse senza un apparente motivo, ma ugualmente non abbiamo ancora
alcuna prova né che soffrano di un disturbo cerebrale né che gli antidepressivi
siano loro di aiuto. La cosa migliore rimane cercare e trovare delle novità che
spezzino i circoli viziosi nel pensiero e nel comportamento. Gli antidepressivi
sono delle sostanze psicoattive, che alterano la mente come fanno l’alcool o la
cannabis ed io ho sempre pensato che se fossi stata depressa avrei voluto
conservare tutta la mia lucidità e le mie facoltà per venir fuori dal pantano e
non il ritrovarmi immersa in una nebbia farmacologica della quale non avrei
nemmeno capito gli effetti».
Cardiologi che rifiutano le statine
Professor
Kevin Channer, cardiologo presso il Claremont Hospital di Sheffield
«Le
statine hanno avuto un grosso ruolo nella riduzione degli attacchi cardiaci e
degli infarti ed ora c’è una certa tendenza a prescrivere a tutti questo
farmaco che abbassa il colesterolo ma io non le assumerei nemmeno una sola
volta senza avere prima una prova convincente che il rischio vale il gioco:
ogni volta che si prende un farmaco, bisogna ben soppesare rischi e benefici.
Le statine riducono le probabilità di attacco cardiaco od infarto nella misura
del 30%, dunque sì, c’è un vantaggio. Ma in termini reali è minimo:
statisticamente, quale uomo di 60 anni non fumatore ed in buona salute, il mio
rischio di attacco cardiaco od infarto è dell’1% su base annua. Assumendo statine
scenderebbe allo 0,70%, che è ugualmente basso ma, avendo passato la vita a
prescrivere statine, ne conosco molto bene gli effetti collaterali negativi:
dolori muscolari, debilitazione generale, mal di stomaco. Alcuni sostengono che
andrebbero prescritte quando il rischio è all’1,5%, ma io non la prenderei in
considerazione se non correndo un rischio del 3%. Tutti quelli che hanno avuto
un attacco cardiaco od un infarto hanno un rischio del 3% e quindi il rischio
dei dolori vale il prezzo dei benefici. Dall’altra parte però, assumerei – e li
assumo – farmaci che abissano la pressione; i mie valori personali sono solo al
limite e, quale cardiologo, so che con gli anni questi valori pressori non
potranno che salire e le ricerche dimostrano che più bassa è la pressione, più
vivrai a lungo. Inoltre mentre i vecchi farmaci causavano effetti collaterali,
i nuovi – che bloccano i recettori delle angiotensine – personalmente non mi
causano il minimo problema».
Specialista della prostata che non fa
il test PSA
Richard
Ablin, professore di patologia presso l’University of Arizona College of
Medicine.
«Quando
nel 1970 ho scoperto il PSA, cioè l’antigene specifico per la prostata, ci
rendemmo subito conto che sarebbe stato di grande aiuto per i pazienti con
tumore alla prostata. La proteina è specifica per la ghiandola prostatica, non
si trova infatti in quantità significative in nessun altro organo. Però, se si
rimuove la prostata ad un uomo con tumore, grazie alla nostra scoperta si può
testare la PSA e verificare se, dopo l’intervento, sono rimaste altre cellule
tumorali non individuate prima. Poi hanno iniziato ad usare il test PSA per la
diagnosi del tumore alla prostata. Un grosso errore: il PSA non è
tumore-specifico, è semplicemente una proteina prodotta dalla prostata e suoi
alti livelli possono indicare “solo” un’infezione alla prostata od un suo
allargamento, che a volte è benigno. I livelli “normali” poi variano
grandemente da persona a persona e non esiste un valore soglia che significhi
che “hai un tumore”. Il test nemmeno distingue fra un tumore prostatico a
crescita lentissima ed uno aggressivo a crescita violenta. Ad ogni modo è stato
adottato come modo per diagnosticare il cancro alla prostata e così milioni di
maschi sono stati curati eccessivamente e spesso con effetti collaterali tanto
debilitanti quanto non necessari. Mi sottoporrei ad un test PSA solo dopo un
trattamento per un tumore alla prostata o se fossi a rischio per una
famigliarità con esso e vi ricorrerei – a scopo diagnostico – in combinazione
con altri test, tipo un esame rettale».
Il Professore che dice che l’attività
fisica, da sola, non basta
Jack
Winkler, esperto di salute pubblica ed ex professore di politiche nutrizionali
presso la London Metropolitan University.
«Per
perdere peso devi bruciare più calorie di quante ne assumi = mangia di meno.
L’attività fisica può impedire che mettiate su peso solo se mangiate poco di
più del necessario. Ma se siete sovrappeso, mi spiace ma non sarà nemmeno
lontanamente sufficiente. Ti mangi a pranzo un panino da 300 calorie? Per
compensare devi nuotare per più di un’ora. Per perdere peso, devi bruciare più
calorie di quante non ne immagazzini, e l’unico modo è ridurre la quantità dei
cibi assunti, questa è la realtà fondamentale. Aggiungere dell’attività fisica
è comunque sempre una buona idea, anche perché apporta molti altri benefici».
Il Chirurgo ortopedico che evita i
raggi X
Chris Walker, chirurgo
ortopedico presso il Liverpool Bone and Joint Centre.
«Troppo
spesso, quando i pazienti lamentano dei dolori e vogliono si faccia qualcosa, i
medici li mandano a fare delle lastre e si finisce con una diagnosi di artrite.
Al che la gente tende a perdere il controllo e diventare vittima: assume
anti-infiammatori (con effetti collaterali gastrointestinali), si allarma
all’idea di fare attività fisica e la loro vita si impoverisce in senso lato.
Ecco perché, a meno che non ci siano sintomi allarmanti di artrite – tipo
dolore costante o notturno – io eviterò di far fare delle lastre. Con l’età la
maggior parte della gente ha qualche problemino alle articolazioni: la cosa
migliore da fare è fare del movimento. Le giunture amano il movimento, quello
che le danneggia sono la corsa ed i salti ma camminare, nuotare ed andare in
bicicletta riducono il dolore e la rigidità e rallentano il manifestarsi
dell’artrite. Mantenendosi attivi si perde peso, cosa che è di grandissimo
aiuto, e non si finisce depressi perché si è troppo impegnati con la vita».
Un dietologo che non seguirebbe una
dieta
Il
dottor Ian Campbell è l’ideatore di Bodylibrium, un programma di dimagrimento. «Tutte
le prove indicano che sul lungo periodo raramente una dieta funziona. Ho
lavorato per decenni nell’aiutare la gente a perdere peso e la mia esperienza è
che l’unico modo per ottenere risultati veramente duraturi è chiedersi:
«Perché? Perché mangio del cibo che mi consola? Perché preferisco il cibo
grasso? Perché bevo tanti alcolici? Perché l’attività fisica non mi attira?».
Quello che aiuta veramente la gente a perdere peso in modo efficace è dato da
tecniche di modificazione comportamentale (simili alla terapia
cognitivo-comportamentale), insieme all’impiego di “strategie”, ad esempio un
diario giornaliero di cosa mangiamo e con obbiettivi realistici. Le diete che
incoraggiano degli approcci polarizzati, cioè tutti incentrati su di un
aspetto – tipo riduzione dei carboidrati, le diete 5:2 o qualunque altro
approccio riduzionista, produrranno solo risultati temporanei che vi condurrà a
recuperare il peso perduto».
Lo specialista che dice di lasciar
star con le maratone di mezza età
Jeremy
Latham, chirurgo ortopedico focalizzato sull’anca, opera presso l’University
Hospital Southampton.
«Vedo
di continuo persone nei loro 40 e 50 anni che si sono massacrate le
articolazioni a causa di una crisi di mezza età che le ha portate a correre una
maratona od una gara ditriathlon. Bel dilemma, visto che ci sono prove
documentate che correre faccia bene alle articolazioni, ma se si va verso
l’inverno e non siete allenati, rischiate di accelerare qualsiasi disturbo
nascosto a ginocchia o fianchi. Se state entrando nella mezza età e volete
dimagrire e rimettervi in forma, il mio consiglio è di camminare, nuotare od
andare in bicicletta, che sono tutte attività gentili con le articolazioni. Ho
un vogatore che uso 2 o 3 volte la settimana: è un’ottima attività per il cuore
e le parti alte e basse del corpo e non sovraccarica le articolazioni».
La dietologa che non vuole mangiare
cibo con grassi ridotti
Elena
Bond, dietologa
«Giro
alla larga dal cibo etichettato “a basso contenuto di grassi” e nemmeno lo
darei ai miei figli. Le etichette possono essere veramente molto fuorvianti. Una
maionese od un formaggio cheddar “a basso contenuto di grassi”, per esempio,
continuano ad essere molto grassi, ne hanno solo meno rispetto alla precedente
“ricetta”.Un biscotto digestivo light della McVitie, ha dunque 78
calorie invece delle 86 del tipo “base”, si tratta di solo 8 calorie in meno.
Mangio alimenti con pochi grassi o del tutto privi, esempio gli yogurt, ma
quando si tratta di “a basso contenuto di grassi”, vale la pena controllare
l’etichetta anche per vedere con cosa hanno sostituito il grasso: spesso si
tratta di zucchero usato per compensare la perdita di gusto».
Lo specialista di asma che vuole
eliminare gli inalatori
Mike
Thomas, docente di ricerche nella prima assistenza e specialista in medicina
della respirazione e terapie dell’asma presso la University of Southampton.
«Molti
diventano troppo dipendenti dagli inalatori e finiscono nel panico se non ne
hanno a portata di mano. L’uso quotidiano aumenta il rischio di attacchi gravi
e gli effetti collaterali degli alti dosaggi di steroidi includono
l’assottigliamento delle ossa, la facilità di ecchimosi ed un aumentato rischio
di diabete e di pressione alta. Pertanto, invece di permettere che le persone
diventino sempre più dipendenti dagli inalatori, sto collaborando con il
Governo in una ricerca volta al verificare come dei semplici esercizi di
respirazione combinati con il controllo dell’ansia, possono migliorare il
controllo dell’asma. Una volta che i pazienti vivono meno drammaticamente gli
episodi di asma, ricorrono meno agli inalatori. Se avessi l’asma, vorrei
imparare come gestirla autonomamente, come migliorare la qualità della vita e
diminuire l’assunzione di farmaci».
Lo scienziato dello sport che ritiene
inutili i lunghi allenamenti
Stuart
Phillips, professore di sport ed attività fisica presso la sLoughborough University
«Da
giovane giocavo a rugby e ad hockey su ghiaccio e correvo con regolarità. Ero
un po’ gasato e ripetevo che un allenamento aveva senso solo se si protraeva
per almeno un’ora ed alla fine eri bagnato di sudore. Oggi penso che allenarsi
per più di un’ora sia una perdita di tempo perché i dati mostrano che sono
ugualmente produttivi dei periodi di intensa attività della durata di 10
minuti. Studio sia i benefici fisici che quelli psicologici dell’attività
fisica ed i benefici in più prodotti da periodi che eccedono l’ora sono
piuttosto marginali».
Lo specialista del sonno che non
prenderebbe sonniferi
Dr
Guy Meadows, specialista del sonno e fondatore della Scuola del Sonno
«I
sonniferi minano la fiducia nella capacità naturale di addormentarsi e possono
produrre dipendenza psico-fisica. Si inizia col pensare che: “se non prendo una
pillola non mi addormenterò”. E così il corpo si aspetta di ricevere un
sedativo. E tu corri il rischio di ritrovarti con un’insonnia di rimbalzo
quando ne cessi l’assunzione, il che spiega perché così tante persone siano nei
guai quando vogliono smettere. Gli effetti collaterali includono: capogiri, mal
di testa, perdite della memoria, senso di rimbambimento. Studi recenti mostrano
che i sonniferi forniscono dai 20 ai 30 minuti di sonno in più ma che aumentano
di 4 volte il rischio di morte. Per me questo annulla pesantemente i benefici.
Inoltre non è un sonno né naturale né di ristoro e questo perché altera
l’“architettura del sonno” limitandone la profondità ed interferendo con il
sonno REM, necessari per sentirci riposati al risveglio. In alcuni casi, come
quando la carenza di sonno è la seria conseguenza di gravi traumi, sono i
sonniferi a dare la possibilità di questo recupero fondamentale. Ma non è la condizione
nella quale si ritrova la gran maggioranza della gente».
Il chirurgo che consiglia di evitare
le punture di steroidi nei piedi
Andy
Goldberg, chirurgo ortopedico presso il Wellington Hospital di Londra
«I
dolori ai piedi od ai calcagni sono il principale motivo per una visita
ortopedica. Un trattamento usato spesso per ridurre le infiammazioni consiste
nelle iniezioni di steroidi ed è l’incubo della mia vita professionale. Se
l’iniezione finisce dentro o vicino ad un tendine ne può causare la rottura ed
al danneggiamento del piede. Se gli steroidi finiscono nel posto sbagliato,
possono danneggiare il “tappetino adiposo” sotto al calcagno, che normalmente
assorbe i colpi durante il corre od il saltare. Se questo “tappetino” è
danneggiato, il paziente si ritrova a camminare sulle proprie ossa senza una protezione:
fa un male cane e non esiste cura. Ci sono ovviamente casi nei quali gli
steroidi aiutano: per esempio per trattare le articolazioni infiammate
nell’artrite; ma procederei solo sotto la guida degli ultrasuoni usati da un
radiologo esperto. Nella maggior parte dei dolori al piede ed al calcagno si
può dare aiuto con lostretching, col cambiare calzature o col riposo. Gli
steroidi dovrebbero essere solo l’ultima risorsa».
Fonte: STAMPA LIBERA
venerdì 6 giugno 2014
Attenzione!! Fate girare! “Nuova tecnica di rapina a danno degli automobilisti”
E’ in atto una nuova modalità di attacco inventata
dai
delinquenti a danno degli automobilisti chiamata “la tecnica dell’uovo”:
delinquenti a danno degli automobilisti chiamata “la tecnica dell’uovo”:
Se di notte ti
lanciano un uovo contro il
parabrezza, mantieni la calma e accelera.
parabrezza, mantieni la calma e accelera.
Non usare il
tergicristallo e non spedire acqua
sul parabrezza.
sul parabrezza.
Accelera e sparisci
perche i
ladri si aspettano che tu ti fermi.
ladri si aspettano che tu ti fermi.
SPIEGAZIONE:
Il contenuto dell'uovo e l'acqua
mescolandosi formano una sostanza vischiosa
come il latte che ti impedisce di vedere dove
vai, riducendo la tua visione del 90% e
costringendoti a fermarti sulla strada, dove
sarai vittima di una rapina.
Il contenuto dell'uovo e l'acqua
mescolandosi formano una sostanza vischiosa
come il latte che ti impedisce di vedere dove
vai, riducendo la tua visione del 90% e
costringendoti a fermarti sulla strada, dove
sarai vittima di una rapina.
MEGLIO TENERE A MENTE QUESTO AVVERTIMENTO, LA PRUDENZA NON
È MAI TROPPA!
FATE GIRARE LA NOTIZIA!
domenica 6 aprile 2014
Aceto, 10 usi alternativi per risparmiare molti soldi senza inquinare. VIDEO
Risparmiare soldi e non inquinare allo stesso tempo è possibile, grazie all’aceto. Il popolare condimento è un prodotto molto più economico dei normali detersivi e ha svariati utilizzi alternativi.
Guarda il video per visualizzare come adoperare al meglio l’aceto nell’ambiente domestico
10 suggerimenti sull’utilizzo
dell’aceto:
·
Quando
il lavello della tua cucina è ostruito, invece che usare i soliti prodotti
chimici inquinanti, basta un po’ di bicarbonato e un bicchiere di aceto per
liberare i tubi ostruiti.
·
Quante
volte vi è capitato di staccare qualcosa dalla parete e di lasciare il segno?
Spruzza un po’ di aceto e la superficie torna come nuova.
·
Il
cattivo odore della pattumiera è comune in diverse case. Lasciando per una
notte un pezzo di pane (meglio se quello per i toast) imbevuto di aceto nel
secchio e la puzza se ne va.
·
Stanca
di usare i soliti detersivi? Un mix di acqua e aceto ti permette di ottenere lo
stesso risultato senza danno all’ambiente.
·
L’aceto
di mele è utile per sbarazzarsi delle fastidiose mosche: basta un bicchiere
pieno ricoperto di pellicola trasparente forata per tenerle lontano.
·
Anche
per i vestiti è possibile usare l’aceto mischiato all’acqua: una bella
spruzzatina e le macchie dai vestiti sono solo un lontano ricordo. Nei lavaggi
l’aceto può essere anche usato come ammorbidente.
·
Non
ne potete più del vostro gatto che vi occupa il divano? Spruzzate un po’ aceto
e il vostro amico felino si terrà alla larga.
·
L’aceto
è anche utile per prolungare la vita dei vostri fiori aggiunto all’acqua del
vaso.
·
Le
lenti degli occhiali si sporcano spesso: una spruzzatina di aceto e tornano
come nuove.
·
Grazie
all’aceto è possibile anche sgrassare le pentole: unitelo all’acqua e fate
bollire per cinque minuti, la padella tornerà come nuova.
venerdì 14 marzo 2014
venerdì 14 febbraio 2014
QUESTO NON È UN OCCHIO UMANO: solo guardando il video scoprirete cos’è!!
Questo in realtà non è un vero e proprio occhio umano. Guardando
il video, dopo pochi secondi, vi accorgerete che si tratta di realtà virtuale.
E’ tutto disegnato a computer.
Uomo d’affari sostituisce la siepe che circonda la sua villa con un acquario…SPETTACOLARE!!
Un uomo d’affari turco ha realizzato il suo sogno: anni fa
ha sostituto la siepe che circondava la sua villa con un acquario.
La villa è da allora diventata una vera e propria attrazione turistica che vede centinaia di visitatori ogni giorno, curiosi di vedere le centinaia di pesci dell’insolito acquario. Tanto che il proprietario ha installato un sistema di telecamere, per assicurarsi che nessuno faccia danni. La realizzazione dell’insolito acquario è costata circa 16.000 euro, con la parte più complicata che è stata il collegamento con la rete idrica e il sistema di filtraggio e ricircolo dell’acqua, ma il proprietario racconta che l’espressione ammirata dei visitatori vale bene la spesa.
La villa è da allora diventata una vera e propria attrazione turistica che vede centinaia di visitatori ogni giorno, curiosi di vedere le centinaia di pesci dell’insolito acquario. Tanto che il proprietario ha installato un sistema di telecamere, per assicurarsi che nessuno faccia danni. La realizzazione dell’insolito acquario è costata circa 16.000 euro, con la parte più complicata che è stata il collegamento con la rete idrica e il sistema di filtraggio e ricircolo dell’acqua, ma il proprietario racconta che l’espressione ammirata dei visitatori vale bene la spesa.
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