Se vi siete recati
in luoghi dove “Ebola” è diffuso o noti sintomi di infezione (vedi tabella),
rivolgersi “IMMEDIATAMENTE” ad un ospedale.
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sabato 14 marzo 2015
lunedì 10 novembre 2014
I 10 peggiori disastri della chirurgia plastica
I 10 esempi di chirurgia plastica estrema e body
modification davvero "riuscite".
Qual è il risultato peggiore secondo voi?
Qual è il risultato peggiore secondo voi?
sabato 19 luglio 2014
venerdì 4 luglio 2014
ARRIVA DAL MEDIO ORIENTE: LA SNAKE-THERAPY, I MASSAGGI CON SERPENTI
Molti saranno terrorizzati al solo pensiero di essere
sfiorati da uno solo di questi rettili …ma, in realtà, è una trovata che sta
riscuotendo un certo successo e che nasce dalla mente di Ara Barak, una
donna amante dei serpenti. La metodica consiste nell’adagiare, su diverse parti
del corpo, dei serpenti i quali massaggiano e rilassano la persona
muovendosi su di essa.
Vengono, ovviamente, utilizzati animali non
velenosi di diversa grandezza. I più grandi compiono un massaggio profondo,
mentre i più piccoli e sottili massaggeranno il corpo in modo superficiale. La
signora Barak, che nel frattempo è divenuta titolare dello Barak’s Snake
Spa in Israele, si rese conto che i suoi amici si rilassavano tenendo in
mano ed accarezzando il suo animaletto domestico. Da qui l’idea di
utilizzare i serpenti per un vero e proprio massaggio. La Snake Therapy si
è diffusa anche in Russia, tanto da divenire un trattamento esclusivo e
costoso. Olga Lutovinova, proprietaria di un centro massaggi a Mosca, spiega da
cosa deriva il beneficio dei serpenti sulla pelle: “Questo trattamento è molto
rilassante, il serpente grazie al contatto con la pelle condivide il calore, perché
i rettili sono animali a sangue freddo e in questo modo arrivano alla stessa
temperatura donando una sensazione di benessere unica”.
lunedì 9 giugno 2014
Incredibili rivelazioni. Ecco le cure che i medici rifiutano per sé stessi
Ecco
il parere di alcuni medici esperti e ricercatori quali cure loro eviterebbero,
e molto spesso si tratta di andare contro il modo di vedere più consolidato.
Uno Psichiatra che non assumerebbe
mai antidepressivi
La
Dott.ssa Joanna Moncrieff è senior lecturer in psichiatria presso il London
University College ed autrice di «The Myth Of The Chemical Cure» [Il
mito delle cure chimiche].«Esercito nel campo della psichiatria da oltre 20
anni, e per la mia esperienza gli antidepressivi non fanno nulla di buono. Non
li assumerei in nessuna circostanza, nemmeno se fossi a rischio di suicidio. Tutti
gli studi mostrano che – nel migliore dei casi – gli antidepressivi ti fanno
sentire un po’ meglio di quanto non farebbe un placebo, il che non significa
che curino la depressione. Dopo anni di scannerizzazione del cervello, non
abbiamo una sola prova che la depressione sia collegata ad un qualche
squilibrio chimico cerebrale, dunque è discutibile l’idea in sé di trattarla
con sostanze chimiche.Ritengo la depressione una reazione estrema alle
circostanze, ed il modo migliore per uscirne è di eliminare le cause, il che a
volte vuol dire psicoterapia, a volte modificare la situazione trovando un nuovo
lavoro o risolvere i problemi relazionali. Naturalmente esistono alcune persone
che sono depresse senza un apparente motivo, ma ugualmente non abbiamo ancora
alcuna prova né che soffrano di un disturbo cerebrale né che gli antidepressivi
siano loro di aiuto. La cosa migliore rimane cercare e trovare delle novità che
spezzino i circoli viziosi nel pensiero e nel comportamento. Gli antidepressivi
sono delle sostanze psicoattive, che alterano la mente come fanno l’alcool o la
cannabis ed io ho sempre pensato che se fossi stata depressa avrei voluto
conservare tutta la mia lucidità e le mie facoltà per venir fuori dal pantano e
non il ritrovarmi immersa in una nebbia farmacologica della quale non avrei
nemmeno capito gli effetti».
Cardiologi che rifiutano le statine
Professor
Kevin Channer, cardiologo presso il Claremont Hospital di Sheffield
«Le
statine hanno avuto un grosso ruolo nella riduzione degli attacchi cardiaci e
degli infarti ed ora c’è una certa tendenza a prescrivere a tutti questo
farmaco che abbassa il colesterolo ma io non le assumerei nemmeno una sola
volta senza avere prima una prova convincente che il rischio vale il gioco:
ogni volta che si prende un farmaco, bisogna ben soppesare rischi e benefici.
Le statine riducono le probabilità di attacco cardiaco od infarto nella misura
del 30%, dunque sì, c’è un vantaggio. Ma in termini reali è minimo:
statisticamente, quale uomo di 60 anni non fumatore ed in buona salute, il mio
rischio di attacco cardiaco od infarto è dell’1% su base annua. Assumendo statine
scenderebbe allo 0,70%, che è ugualmente basso ma, avendo passato la vita a
prescrivere statine, ne conosco molto bene gli effetti collaterali negativi:
dolori muscolari, debilitazione generale, mal di stomaco. Alcuni sostengono che
andrebbero prescritte quando il rischio è all’1,5%, ma io non la prenderei in
considerazione se non correndo un rischio del 3%. Tutti quelli che hanno avuto
un attacco cardiaco od un infarto hanno un rischio del 3% e quindi il rischio
dei dolori vale il prezzo dei benefici. Dall’altra parte però, assumerei – e li
assumo – farmaci che abissano la pressione; i mie valori personali sono solo al
limite e, quale cardiologo, so che con gli anni questi valori pressori non
potranno che salire e le ricerche dimostrano che più bassa è la pressione, più
vivrai a lungo. Inoltre mentre i vecchi farmaci causavano effetti collaterali,
i nuovi – che bloccano i recettori delle angiotensine – personalmente non mi
causano il minimo problema».
Specialista della prostata che non fa
il test PSA
Richard
Ablin, professore di patologia presso l’University of Arizona College of
Medicine.
«Quando
nel 1970 ho scoperto il PSA, cioè l’antigene specifico per la prostata, ci
rendemmo subito conto che sarebbe stato di grande aiuto per i pazienti con
tumore alla prostata. La proteina è specifica per la ghiandola prostatica, non
si trova infatti in quantità significative in nessun altro organo. Però, se si
rimuove la prostata ad un uomo con tumore, grazie alla nostra scoperta si può
testare la PSA e verificare se, dopo l’intervento, sono rimaste altre cellule
tumorali non individuate prima. Poi hanno iniziato ad usare il test PSA per la
diagnosi del tumore alla prostata. Un grosso errore: il PSA non è
tumore-specifico, è semplicemente una proteina prodotta dalla prostata e suoi
alti livelli possono indicare “solo” un’infezione alla prostata od un suo
allargamento, che a volte è benigno. I livelli “normali” poi variano
grandemente da persona a persona e non esiste un valore soglia che significhi
che “hai un tumore”. Il test nemmeno distingue fra un tumore prostatico a
crescita lentissima ed uno aggressivo a crescita violenta. Ad ogni modo è stato
adottato come modo per diagnosticare il cancro alla prostata e così milioni di
maschi sono stati curati eccessivamente e spesso con effetti collaterali tanto
debilitanti quanto non necessari. Mi sottoporrei ad un test PSA solo dopo un
trattamento per un tumore alla prostata o se fossi a rischio per una
famigliarità con esso e vi ricorrerei – a scopo diagnostico – in combinazione
con altri test, tipo un esame rettale».
Il Professore che dice che l’attività
fisica, da sola, non basta
Jack
Winkler, esperto di salute pubblica ed ex professore di politiche nutrizionali
presso la London Metropolitan University.
«Per
perdere peso devi bruciare più calorie di quante ne assumi = mangia di meno.
L’attività fisica può impedire che mettiate su peso solo se mangiate poco di
più del necessario. Ma se siete sovrappeso, mi spiace ma non sarà nemmeno
lontanamente sufficiente. Ti mangi a pranzo un panino da 300 calorie? Per
compensare devi nuotare per più di un’ora. Per perdere peso, devi bruciare più
calorie di quante non ne immagazzini, e l’unico modo è ridurre la quantità dei
cibi assunti, questa è la realtà fondamentale. Aggiungere dell’attività fisica
è comunque sempre una buona idea, anche perché apporta molti altri benefici».
Il Chirurgo ortopedico che evita i
raggi X
Chris Walker, chirurgo
ortopedico presso il Liverpool Bone and Joint Centre.
«Troppo
spesso, quando i pazienti lamentano dei dolori e vogliono si faccia qualcosa, i
medici li mandano a fare delle lastre e si finisce con una diagnosi di artrite.
Al che la gente tende a perdere il controllo e diventare vittima: assume
anti-infiammatori (con effetti collaterali gastrointestinali), si allarma
all’idea di fare attività fisica e la loro vita si impoverisce in senso lato.
Ecco perché, a meno che non ci siano sintomi allarmanti di artrite – tipo
dolore costante o notturno – io eviterò di far fare delle lastre. Con l’età la
maggior parte della gente ha qualche problemino alle articolazioni: la cosa
migliore da fare è fare del movimento. Le giunture amano il movimento, quello
che le danneggia sono la corsa ed i salti ma camminare, nuotare ed andare in
bicicletta riducono il dolore e la rigidità e rallentano il manifestarsi
dell’artrite. Mantenendosi attivi si perde peso, cosa che è di grandissimo
aiuto, e non si finisce depressi perché si è troppo impegnati con la vita».
Un dietologo che non seguirebbe una
dieta
Il
dottor Ian Campbell è l’ideatore di Bodylibrium, un programma di dimagrimento. «Tutte
le prove indicano che sul lungo periodo raramente una dieta funziona. Ho
lavorato per decenni nell’aiutare la gente a perdere peso e la mia esperienza è
che l’unico modo per ottenere risultati veramente duraturi è chiedersi:
«Perché? Perché mangio del cibo che mi consola? Perché preferisco il cibo
grasso? Perché bevo tanti alcolici? Perché l’attività fisica non mi attira?».
Quello che aiuta veramente la gente a perdere peso in modo efficace è dato da
tecniche di modificazione comportamentale (simili alla terapia
cognitivo-comportamentale), insieme all’impiego di “strategie”, ad esempio un
diario giornaliero di cosa mangiamo e con obbiettivi realistici. Le diete che
incoraggiano degli approcci polarizzati, cioè tutti incentrati su di un
aspetto – tipo riduzione dei carboidrati, le diete 5:2 o qualunque altro
approccio riduzionista, produrranno solo risultati temporanei che vi condurrà a
recuperare il peso perduto».
Lo specialista che dice di lasciar
star con le maratone di mezza età
Jeremy
Latham, chirurgo ortopedico focalizzato sull’anca, opera presso l’University
Hospital Southampton.
«Vedo
di continuo persone nei loro 40 e 50 anni che si sono massacrate le
articolazioni a causa di una crisi di mezza età che le ha portate a correre una
maratona od una gara ditriathlon. Bel dilemma, visto che ci sono prove
documentate che correre faccia bene alle articolazioni, ma se si va verso
l’inverno e non siete allenati, rischiate di accelerare qualsiasi disturbo
nascosto a ginocchia o fianchi. Se state entrando nella mezza età e volete
dimagrire e rimettervi in forma, il mio consiglio è di camminare, nuotare od
andare in bicicletta, che sono tutte attività gentili con le articolazioni. Ho
un vogatore che uso 2 o 3 volte la settimana: è un’ottima attività per il cuore
e le parti alte e basse del corpo e non sovraccarica le articolazioni».
La dietologa che non vuole mangiare
cibo con grassi ridotti
Elena
Bond, dietologa
«Giro
alla larga dal cibo etichettato “a basso contenuto di grassi” e nemmeno lo
darei ai miei figli. Le etichette possono essere veramente molto fuorvianti. Una
maionese od un formaggio cheddar “a basso contenuto di grassi”, per esempio,
continuano ad essere molto grassi, ne hanno solo meno rispetto alla precedente
“ricetta”.Un biscotto digestivo light della McVitie, ha dunque 78
calorie invece delle 86 del tipo “base”, si tratta di solo 8 calorie in meno.
Mangio alimenti con pochi grassi o del tutto privi, esempio gli yogurt, ma
quando si tratta di “a basso contenuto di grassi”, vale la pena controllare
l’etichetta anche per vedere con cosa hanno sostituito il grasso: spesso si
tratta di zucchero usato per compensare la perdita di gusto».
Lo specialista di asma che vuole
eliminare gli inalatori
Mike
Thomas, docente di ricerche nella prima assistenza e specialista in medicina
della respirazione e terapie dell’asma presso la University of Southampton.
«Molti
diventano troppo dipendenti dagli inalatori e finiscono nel panico se non ne
hanno a portata di mano. L’uso quotidiano aumenta il rischio di attacchi gravi
e gli effetti collaterali degli alti dosaggi di steroidi includono
l’assottigliamento delle ossa, la facilità di ecchimosi ed un aumentato rischio
di diabete e di pressione alta. Pertanto, invece di permettere che le persone
diventino sempre più dipendenti dagli inalatori, sto collaborando con il
Governo in una ricerca volta al verificare come dei semplici esercizi di
respirazione combinati con il controllo dell’ansia, possono migliorare il
controllo dell’asma. Una volta che i pazienti vivono meno drammaticamente gli
episodi di asma, ricorrono meno agli inalatori. Se avessi l’asma, vorrei
imparare come gestirla autonomamente, come migliorare la qualità della vita e
diminuire l’assunzione di farmaci».
Lo scienziato dello sport che ritiene
inutili i lunghi allenamenti
Stuart
Phillips, professore di sport ed attività fisica presso la sLoughborough University
«Da
giovane giocavo a rugby e ad hockey su ghiaccio e correvo con regolarità. Ero
un po’ gasato e ripetevo che un allenamento aveva senso solo se si protraeva
per almeno un’ora ed alla fine eri bagnato di sudore. Oggi penso che allenarsi
per più di un’ora sia una perdita di tempo perché i dati mostrano che sono
ugualmente produttivi dei periodi di intensa attività della durata di 10
minuti. Studio sia i benefici fisici che quelli psicologici dell’attività
fisica ed i benefici in più prodotti da periodi che eccedono l’ora sono
piuttosto marginali».
Lo specialista del sonno che non
prenderebbe sonniferi
Dr
Guy Meadows, specialista del sonno e fondatore della Scuola del Sonno
«I
sonniferi minano la fiducia nella capacità naturale di addormentarsi e possono
produrre dipendenza psico-fisica. Si inizia col pensare che: “se non prendo una
pillola non mi addormenterò”. E così il corpo si aspetta di ricevere un
sedativo. E tu corri il rischio di ritrovarti con un’insonnia di rimbalzo
quando ne cessi l’assunzione, il che spiega perché così tante persone siano nei
guai quando vogliono smettere. Gli effetti collaterali includono: capogiri, mal
di testa, perdite della memoria, senso di rimbambimento. Studi recenti mostrano
che i sonniferi forniscono dai 20 ai 30 minuti di sonno in più ma che aumentano
di 4 volte il rischio di morte. Per me questo annulla pesantemente i benefici.
Inoltre non è un sonno né naturale né di ristoro e questo perché altera
l’“architettura del sonno” limitandone la profondità ed interferendo con il
sonno REM, necessari per sentirci riposati al risveglio. In alcuni casi, come
quando la carenza di sonno è la seria conseguenza di gravi traumi, sono i
sonniferi a dare la possibilità di questo recupero fondamentale. Ma non è la condizione
nella quale si ritrova la gran maggioranza della gente».
Il chirurgo che consiglia di evitare
le punture di steroidi nei piedi
Andy
Goldberg, chirurgo ortopedico presso il Wellington Hospital di Londra
«I
dolori ai piedi od ai calcagni sono il principale motivo per una visita
ortopedica. Un trattamento usato spesso per ridurre le infiammazioni consiste
nelle iniezioni di steroidi ed è l’incubo della mia vita professionale. Se
l’iniezione finisce dentro o vicino ad un tendine ne può causare la rottura ed
al danneggiamento del piede. Se gli steroidi finiscono nel posto sbagliato,
possono danneggiare il “tappetino adiposo” sotto al calcagno, che normalmente
assorbe i colpi durante il corre od il saltare. Se questo “tappetino” è
danneggiato, il paziente si ritrova a camminare sulle proprie ossa senza una protezione:
fa un male cane e non esiste cura. Ci sono ovviamente casi nei quali gli
steroidi aiutano: per esempio per trattare le articolazioni infiammate
nell’artrite; ma procederei solo sotto la guida degli ultrasuoni usati da un
radiologo esperto. Nella maggior parte dei dolori al piede ed al calcagno si
può dare aiuto con lostretching, col cambiare calzature o col riposo. Gli
steroidi dovrebbero essere solo l’ultima risorsa».
Fonte: STAMPA LIBERA
martedì 20 maggio 2014
RIMEDI NATURALI EFFICACI PER COMBATTERE L’INSONNIA
Non si tratta tanto di tecniche, quanto dei classici rimedi
della nonna, che possono agire anche meglio dei farmaci. In effetti ci
sono delle soluzioni tratte dalla natura, che si possono rivelare importanti,
non tanto perché agiscono sulle cause dell’insonnia, ma perché possono
favorire l’addormentamento e possono garantire un buon riposo. Magari
alcuni nemmeno li conosciamo e non avremmo mai pensato di fare ricorso ad essi,
neppure per combattere quei risvegli notturni tanto fastidiosi, che
sono alla base del nostro malessere giornaliero. Di seguito ne elenchiamo
alcuni nello specifico.
CAMOMILLA
Se siamo stanchi e soffriamo lo stress, possiamo
rivolgerci ad uno dei rimedi naturali più classici e più conosciuti.
Si tratta della camomilla. Una tisana di questo tipo può essere
fondamentale per assicurarci di riposare bene. La tisana alla
camomilla si dimostra valida soprattutto se non riusciamo a prendere
sonno. Quest’ultimo è alla base del nostro benessere psicofisico, perciò non
possiamo trascurarlo.
VALERIANA
La valeriana riesce a stimolare il sonno grazie
alle sostanze di cui essa è ricca, in particolare gli oli essenziali e l’acido
valerianico. Sono proprio questi elementi che agiscono nel cervello, aumentando
la produzione di acido gamma-aminobutirrico, che ha un’ampia azione sedativa.
Ecco perché la valeriana deve essere considerata fra quei rimedi
omeopatici essenziali per poter dormire meglio.
BIANCOSPINO
Il biancospino agisce efficacemente contro
l’insonnia riducendo l’eccitabilità cardiaca e il livello della pressione del
sangue. Favorisce, quindi, naturalmente il nostro rilassamento mentale
e fisico e per questo stimola il sonno. In ogni caso non bisogna esagerare con
le dosi.
MELISSA
I flavonoidi della melissa, che sono contenuti
soprattutto nelle foglie, possono essere importanti per contrastare
l’insonnia. La melissa, tra l’altro, ha un’azione sedativa garantita dall’olio
essenziale di cui abbonda. In particolare riesce a favorire la digestione, se
unita all’assunzione di carbone vegetale: se digeriamo meglio, possiamo anche
rilassarci di più e addormentarci in tutta tranquillità. Può essere considerata
anche un valido aiuto, fra quei rimedi per dormire bene combattendo
l’insonnia da caldo.
CILIEGIE
I 5 CIBI CHE UCCIDONO LE CAPACITÀ INTELLETTIVE E APPORTATORI DI CARCINOMI AL CERVELLO.
Ci sono dei cibi a cui dovremmo prestare particolare
attenzione. E’ risaputo, infatti, che l’alimentazione seguita è in grado di
avere delle influenze ben precise sul nostro organismo. Per questo motivo
sarebbe importante, oltre che portare avanti uno stile di vita sano, dedicarsi
anche ad un’alimentazione corretta. Gli alimenti che ingeriamo determinano la salute
non sono del nostro corpo, ma influiscono anche sul cervello. Effettivamente
esiste uno stretto legame fra corpo e mente e alcuni cibi possono avere degli
effetti incredibili anche sull’intelligenza, mettendola a rischio. Per essere
più consapevoli e per orientarci meglio, vi proponiamo alcuni cibi nemici delle
capacità intellettive.
LO ZUCCHERO
Lo zucchero si può far rientrare benissimo fra i falsi
miti alimentari da non sottovalutare. E’ vero, infatti, che esso è fondamentale
per conferirci l’energia di cui abbiamo necessità. Tuttavia non dovremmo
abusarne, perché potremmo ricavarne dei problemi a livello mnemonico e cognitivo.
Oggi si fa un grande uso dello zucchero, il quale spesso viene impiegato
largamente anche negli alimenti pronti, nel pane industriale, nei sughi
preparati. Molte volte il suo utilizzo serve soltanto a mascherare la poca
qualità degli ingredienti usati. Dovremmo imparare a leggere bene le etichette,
considerando la quantità di zucchero presente nei vari cibi ed evitando di
zuccherare in maniera esagerata il tè, il caffè e le bevande in generale.
I DOLCIFICANTI
ARTIFICIALI
I dolcificanti artificiali vengono spesso utilizzati,
perché apportano meno calorie dello zucchero a fronte di un elevato potere
dolcificante. In ogni caso si tratta di prodotti di derivazione chimica, che
non possono passare inosservati. Su questo argomento ci sono diversi studi, che
hanno messo in evidenza come da questi dolcificanti potrebbero derivare alcune
sostanze, come la formaldeide e il metanolo, altamente nocive per il nostro
organismo. Secondo alcune ricerche scientifiche, questi elementi potrebbero
avere un ruolo importante anche nello sviluppo del cancro al cervello.
IL CIBO SPAZZATURA
In base a ciò che è emerso da uno studio svolto dagli
esperti dell’Università di Montreal, in Canada, il cosiddetto cibo spazzatura
creerebbe una sorta di dipendenza, difficile da riuscire a contrastare. Il
tutto sarebbe provocato dagli effetti che questi alimenti avrebbero sulla dopamina,
il neurotrasmettitore, che è il principale responsabile del nostro buon umore.
Di certo il fenomeno di dipendenza sarebbe da evitare, perché instaurerebbe un
circolo vizioso, che ci spingerebbe a non poter fare a meno di cibi non proprio
salutari, come i grassi, i fritti, i panini troppo farciti e le bibite che
contengono in misura eccessiva zucchero e coloranti.
LE PATATINE FRITTE
Ripercussioni sull’intelligenza avrebbero anche le patatine
fritte, soprattutto quando vengono cucinate senza cambiare l’olio utilizzato
per la frittura. Quando l’olio raggiunge temperature molto alte, si forma l’acrilamide,
che può essere considerata a tutti gli effetti una sostanza tossica per il
nostro organismo. Da tutto ciò deriverebbero delle conseguenze anche sulle capacità
cognitive, al pari di quelle riscontrabili con il consumo frequente di cibi
preconfezionati e lavorati eccessivamente.
GLI INSACCATI
Particolare attenzione dovrebbe essere prestata anche agli
insaccati, dei quali non si dovrebbe fare un consumo regolare. I problemi non
vanno ricondotti soltanto al fatto che essi si caratterizzano come alimenti
ricchi di sale, che mette a rischio il nostro benessere. Gli insaccati
contengono anche nitrito di sodio, una sostanza molto pericolosa: la ricerca
scientifica ha dimostrato che è proprio il nitrito di sodio ad essere implicato
nello sviluppo di carcinomi al cervello.
domenica 6 aprile 2014
Aceto, 10 usi alternativi per risparmiare molti soldi senza inquinare. VIDEO
Risparmiare soldi e non inquinare allo stesso tempo è possibile, grazie all’aceto. Il popolare condimento è un prodotto molto più economico dei normali detersivi e ha svariati utilizzi alternativi.
Guarda il video per visualizzare come adoperare al meglio l’aceto nell’ambiente domestico
10 suggerimenti sull’utilizzo
dell’aceto:
·
Quando
il lavello della tua cucina è ostruito, invece che usare i soliti prodotti
chimici inquinanti, basta un po’ di bicarbonato e un bicchiere di aceto per
liberare i tubi ostruiti.
·
Quante
volte vi è capitato di staccare qualcosa dalla parete e di lasciare il segno?
Spruzza un po’ di aceto e la superficie torna come nuova.
·
Il
cattivo odore della pattumiera è comune in diverse case. Lasciando per una
notte un pezzo di pane (meglio se quello per i toast) imbevuto di aceto nel
secchio e la puzza se ne va.
·
Stanca
di usare i soliti detersivi? Un mix di acqua e aceto ti permette di ottenere lo
stesso risultato senza danno all’ambiente.
·
L’aceto
di mele è utile per sbarazzarsi delle fastidiose mosche: basta un bicchiere
pieno ricoperto di pellicola trasparente forata per tenerle lontano.
·
Anche
per i vestiti è possibile usare l’aceto mischiato all’acqua: una bella
spruzzatina e le macchie dai vestiti sono solo un lontano ricordo. Nei lavaggi
l’aceto può essere anche usato come ammorbidente.
·
Non
ne potete più del vostro gatto che vi occupa il divano? Spruzzate un po’ aceto
e il vostro amico felino si terrà alla larga.
·
L’aceto
è anche utile per prolungare la vita dei vostri fiori aggiunto all’acqua del
vaso.
·
Le
lenti degli occhiali si sporcano spesso: una spruzzatina di aceto e tornano
come nuove.
·
Grazie
all’aceto è possibile anche sgrassare le pentole: unitelo all’acqua e fate
bollire per cinque minuti, la padella tornerà come nuova.
sabato 15 marzo 2014
I 5 BENEFICI PER LA SALUTE PER CHI PORTA LA BARBA
Avere la barba? Per molti una scelta di vita. Per altri
una situazione temporanea. Per tutti, c’è da dire che garantisce benefici anche
dal punto di vista della salute. Coloro che scelgono di farsi crescere la barba
per migliorare il proprio look o per seguire la moda, potrebbero restare
stupiti dallo scoprire come portare la barba sia garanzia di effetti positivi
per il benessere e non solo sinonimo di benefici estetici. Quali sono i
benefici per la salute per chi porta la barba?
Protezione del
viso dai raggi solari
I raggi del sole possono causare danneggiamento e cancro
alla pelle, stando ad uno studio condotto a livello universitario e pubblicato
su riviste scientifiche del calibro di Radiation Protection Dosimetry.
Prevenzione di
eventuali attacchi di asma
Gli esperti sostengono che le parti del volto coperte da
barba e baffi subiscono un’esposizione ai raggi UV considerati dannosi
inferiore di un terzo rispetto ad altre zone del volto.
Barba e baffi creano una barriera in grado di impedire a
pollini ed allergeni di raggiungere le cavità nasali, evitando che essi possano
raggiungere i polmoni mediante inalazione, secondo quanto dichiarato da parte
di Carol Walzer, esperta del Birmingham Trichology Centre.
Mantenere giovane
la pelle del viso
La barba consente che l’idratazione della pelle rimanga
intatta, bloccando l’evaporazione dell’acqua da essa. I follicoli piliferi
consentono che la pelle venga protetta mediante sostanze oleose che creano una
barriera nei confronti degli agenti esterni, rendendo nel contempo la pelle più
resistente.
Riparo dalle
malattie da raffreddamento
Se la barba copre il mento e la gola, aumentando la
temperatura, protegge da raffreddori e altro. La barba è composta da peli che
funzionano come isolanti termici, evitando la dispersione del calore corporeo e
riparando viso e collo dalle correnti fredde. Infine, radersi meno spesso
permette di evitare infezioni della pelle ed eritemi, a parere del dottor
Martin Wade, esperto della London Skin and Hair Clinic.
Virilità
La barba è sinonimo di virilità.mercoledì 12 febbraio 2014
Le 16 proprietà benefiche dell’acqua ossigenata. IMPORTANTE!!.. DIFFONDETE!!
L’acqua ossigenata è uno dei prodotti più diffusi e anche
particolarmente economico. Oltre all’uso disinfettante che conosciamo, non
tutti sanno che può essere usato in svariati modi tanto da trarne benefici per
la salute, l’igiene e non solo…
SCOPRI QUALI SONO:
1) Uccide i germi del cavo orale.
2) Schiarisce denti (usare un cucchiaino di acqua ossigenata diluita al 10% come un normale collutorio).
3) Disinfetta lo spazzolino da denti evitando contaminazioni, come la gengivite, alle altre persone che vivono in casa e condividono lo stesso bagno dove, in genere, tutti gli spazzolini vengono posizionati uno vicino all’altro (basta immergere lo spazzolino in un bicchiere contenete sufficiente acqua ossigenata).
4) Disinfetta le superfici meglio di qualsiasi altro prodotto (ottima per bagni e cucine).
5) Elimina i funghi che causano il cattivo odore dei piedi (da usare la sera, prima di andare a letto, impedisce lo sviluppo della tigna e di altri funghi).
6 ) Evita infezioni, disinfetta e uccide germi ed altri microrganismi nocivi.
7) Aiuta nella guarigione di ferite in genere (usata più volte al giorno, in alcuni casi può coadiuvare nella regressione di una cancrena della pelle).
8) Allevia il raffreddore, influenza o sinusite (mescolare x il 50% con acqua pura, introdurre con un contagocce nelle narici alcune gocce e poi soffiarsi il naso).
9) Aiuta a mantenere la salute della pelle (può essere utilizzato in caso di micosi).
10) Disinfetta i vestiti macchiati di sangue o altre secrezioni corporee (mettere i capi in ammollo in una soluzione d’acqua ossigenata al 10% prima del lavaggio normale).
11) Uccide i batteri in cucina, inclusa la salmonella (dopo l’uso di utensili, disinfettare con acqua ossigenata).
12) Rimuove gradualmente il tartaro dai denti (inumidire lo spazzolino con alcune gocce d’acqua ossigenata ed usarlo normalmente, sciacquare bene la bocca alla fine).
13) Schiarisce le macchie sul viso (bagnare la parte che si desidera schiarire usando un piccolo batuffolo di bambagia prima di andare a dormire, ripetendo l’operazione fino al conseguimento del risultato desiderato).
14) Sbianca le unghie (mettere in un pentolino d’acqua calda un cucchiaio di acqua ossigenata, lasciare le unghie immerse in questa soluzione per 10 minuti poi lavarsi le mani. Ovviamente le unghie devono essere pulite e senza smalto).
15) Toglie l’acqua dal canale auditivo dell’orecchio (basta una goccia di acqua ossigenata per eliminare il fastidioso effetto che spesso capita quando si nuota in piscina o al mare).
16) Elimina le macchie di vino dai tessuti bianchi (versare un pochino d’acqua ossigenata direttamente sulla macchia e poi lavare normalmente, preferibilmente con acqua fredda).
mercoledì 29 gennaio 2014
ALLARME: Ritirato dal mercato il “PLASIL” FARMACO IN GOCCE. Chi ce l’ha in casa è invitato a non usarlo
L’AIFA (l’Agenzia Italiana del Farmaco) ha ritirato dal
commercio diversi farmaci, che consiglia, qualora già si avessero a casa, di
non assumere.
In particolare, ha stabilito che il Plasil gocce (PLASIL 4mg/ml gocce orali soluzione flacone 20 ml – AIC 020766034 della ditta Sanofi Aventis SpA) può far più male che bene, infatti a quanto pare, il principio attivo “metoclopramide”, usato spesso per casi di vomito, diarrea, spasmi intestinali, nausea e vari intossicazioni alimentari, in forma liquida non è assolutamente consigliabile.
Il ritiro è stato disposto a seguito della valutazione del Comitato per i medicinali per uso umano – CHMP, il quale ha concluso che il rapporto rischio/beneficio dei prodotti contenenti “metoclopramide” non è favorevole per le formulazioni liquide orali con concentrazione superiore a 1mg/ml).
CARATTERISTICHE DEL FARMACO:
In particolare, ha stabilito che il Plasil gocce (PLASIL 4mg/ml gocce orali soluzione flacone 20 ml – AIC 020766034 della ditta Sanofi Aventis SpA) può far più male che bene, infatti a quanto pare, il principio attivo “metoclopramide”, usato spesso per casi di vomito, diarrea, spasmi intestinali, nausea e vari intossicazioni alimentari, in forma liquida non è assolutamente consigliabile.
Il ritiro è stato disposto a seguito della valutazione del Comitato per i medicinali per uso umano – CHMP, il quale ha concluso che il rapporto rischio/beneficio dei prodotti contenenti “metoclopramide” non è favorevole per le formulazioni liquide orali con concentrazione superiore a 1mg/ml).
CARATTERISTICHE DEL FARMACO:
Il Plasil (metoclopramide) è un farmaco antiemetico (che cioè inibisce il riflesso del vomito) e gastroprocinetico, in quanto stimola e coordina la motilità del tratto superiore dell'apparato digerente. In particolare favorisce lo svuotamento dello stomaco e diminuisce il reflusso dal duodeno nello stomaco e nell'esofago. È comunemente utilizzato dai clinici per trattare il vomito e la nausea , anche quella causata dalla chemioterapia, e quella che si verifica a seguito di interventi chirurgici, per facilitare lo svuotamento gastrico in pazienti con gastroparesi (scarso svuotamento dello stomaco) , e come trattamento per la stasi gastrica spesso associato con l'emicrania e nella malattia da reflusso gastroesofageo.
EFFETTI COLLATERALI
ED INDESIDERATI DEL METOCLOPRAMIDE:
Le reazioni avverse più comunemente associate alla
terapia con metoclopramide comprendono irrequietezza, sonnolenza, vertigini,
stanchezza, e la distonia focale. Meno frequentemente si possono registrare i
seguenti effetti indesiderati: ipertensione arteriosa, ipotensione,
iperprolattinemia che può condurre a galattorrea, costipazione, depressione, mal
di testa, ed effetti extrapiramidali tra cui le crisi oculogire. Molto più rare
sono alcune gravi reazioni avverse associate alla terapia con metoclopramide: agranulocitosi,
tachicardia sopraventricolare, iperaldosteronismo, sindrome neurolettica
maligna, acatisia e discinesia tardiva. Nel caso si verificassero questi
effetti collaterali gravi è necessario procedere alla sospensione del
trattamento. In uno studio sperimentale è stato evidenziato che la comparsa di
aldosteronismo viene significativamente attenuata se la somministrazione di
metoclopramide è preceduta da quella di neostigmina.
Nei pazienti diabetici in trattamento con insulina, l'effetto procinetico di
metoclopramide sul transito intestinale postprandiale può comportare una
modificazione dei valori di glicemia, in particolare nel senso iperglicemico, e
richiedere quindi un aggiustamento del dosaggio di insulina. Sempre nei
soggetti diabetici si deve tenere presente che l’impiego di metoclopramide per
il trattamento della gastroparesi diabetica può indurre, nel caso di terapia a
lungo termine, una tolleranza agli effetti procinetici. In questo caso il
farmaco dovrà essere sostituito con domperidone o cisapride.
sabato 4 gennaio 2014
LA DONNA DEVE DORMIRE PIÙ DELL'UOMO, IL SUO CERVELLO LAVORA DI PIÙ
Secondo un gruppo di ricercatori della Duke university
nella Carolina del Nord, il cervello delle donne deve dormire più tempo di
quello dell'uomo. Le femmine, hanno bisogno di recuperare le energie che
quotidianamente spendono per la loro capacità di fare molte cose
contemporaneamente, chiamata “capacità multitasking.”
La mancanza di sonno nelle donne è particolarmente dannosa ed è all'origine di depressioni e repentini cambi di umore. Una delle funzioni più importanti del sonno, infatti, è quella di permettere al cervello di recuperare energia e auto ripararsi.
Perché più si utilizza il cervello durante la giornata e più si ha bisogno di recuperare. Di conseguenza, dormire di più per le donne è una necessità.
La mancanza di sonno nelle donne è particolarmente dannosa ed è all'origine di depressioni e repentini cambi di umore. Una delle funzioni più importanti del sonno, infatti, è quella di permettere al cervello di recuperare energia e auto ripararsi.
Perché più si utilizza il cervello durante la giornata e più si ha bisogno di recuperare. Di conseguenza, dormire di più per le donne è una necessità.
giovedì 5 dicembre 2013
SCOPERTA CLAMOROSA: Il vaccino per la tubercolosi può fermare la sclerosi multipla
Potrebbe essere una svolta storica nella storia della
medicina. Gli scienziati italiani hanno dimostrato che un vaccino per la
tubercolosi può prevenire lo sviluppo della sclerosi multipla in soggetti che
hanno avuto un primo episodio di malattia. In una sperimentazione clinica su 73
pazienti, infatti, il gruppo di Giovanni Ristori dell'Università La Sapienza di
Roma ha dimostrato che una sola dose di vaccino arresta sul nascere la malattia
in una cospicua percentuale di soggetti vaccinati. I risultati dello
studio, pubblicati sulla rivista Neurology, sono promettenti: un giorno, spiega
Ristori all'Ansa, il vaccino anti-tubercolosi potrebbe essere somministrato non
solo a soggetti che hanno avuto il primo episodio clinico della sclerosi, ma
anche in persone a rischio.
La sclerosi multipla è una malattia autoimmune: il sistema immunitario, come impazzito, attacca i nervi danneggiandone la guaina isolante che permette la trasmissione del segnale nervoso, la guaina mielinica. Dopo il primo attacco, che in genere è palesato da sintomi clinici (problemi agli arti ad esempio), la malattia progredisce e peggiora. Oggi esistono dei farmaci immunomodulatori come l'interferone che tengono a bada il sistema immunitario rallentando il decorso. Ma non esiste ad oggi una cura che arresti del tutto la malattia sul nascere. Gli esperti sapevano da osservazioni sperimentali che l'adiuvante di Freund, un componente del vaccino della tubercolosi di tipo Bacille Calmette-Guèri, è protettivo contro le malattie autoimmuni. Così in un primo studio pilota su un piccolo gruppo di soggetti già ammalati, spiega Ristori all'Ansa, «abbiamo visto che il vaccino riduce l'attività di malattia osservabile alla risonanza magnetica. Abbiamo osservato i pazienti - spiega Ristori - per due anni e mezzo e visto che l'effetto protettivo del vaccino durava a lungo; nel lungo termine vedevamo meno lesioni - i cosiddetti buchi neri». Così gli esperti hanno arruolato 73 soggetti in fase ancora più iniziale di malattia, persone che avevano avuto un primo episodio ma ancora non malate. A 33 di loro hanno somministrato una dose di vaccino, agli altri placebo. Tutti erano in cura con l'interferone. I soggetti sono stati seguiti mensilmente con la risonanza magnetica per vedere l'attività di malattia (anche in assenza di segni clinici); e sono stati monitorati per circa 5 anni. È emerso che a 5 anni dall'inizio dello studio il 58% dei vaccinati non si è ammalato contro solo il 30% dei non vaccinati. «Il vaccino è in grado di regolare il sistema immunitario - spiega Ristori. Questo si connette anche alla teoria dell'igiene che dice che l'esposizione ai microbi (ma non l'infezione) è protettiva e istruisce il sistema immunitario a distinguere gli aggressori dagli 'amicì. Non a caso - continua l'esperto - nelle decadi più recenti l'uso di antibiotici e detergenti cutanei, nonchè cambiamenti nelle abitudini alimentari e nei comportamenti all'aperto possono aver facilitato l'aumento di incidenza di malattie autoimmuni ed allergie». Il vaccino, spiega ancora Ristori, sembra anche indurre la produzione da parte dell'organismo di fattori neuroprotettivi con il Tnf; cosa confermata anche in studi su altre malattie autoimmuni come il diabete di tipo uno. «Questo studio è promettente - conclude - ma prima di arrivare a un uso clinico del vaccino è necessario ripetere i risultati su un maggior numero di pazienti e per farlo servono almeno altri 4-5 anni».
Fonte: Leggo.itLa sclerosi multipla è una malattia autoimmune: il sistema immunitario, come impazzito, attacca i nervi danneggiandone la guaina isolante che permette la trasmissione del segnale nervoso, la guaina mielinica. Dopo il primo attacco, che in genere è palesato da sintomi clinici (problemi agli arti ad esempio), la malattia progredisce e peggiora. Oggi esistono dei farmaci immunomodulatori come l'interferone che tengono a bada il sistema immunitario rallentando il decorso. Ma non esiste ad oggi una cura che arresti del tutto la malattia sul nascere. Gli esperti sapevano da osservazioni sperimentali che l'adiuvante di Freund, un componente del vaccino della tubercolosi di tipo Bacille Calmette-Guèri, è protettivo contro le malattie autoimmuni. Così in un primo studio pilota su un piccolo gruppo di soggetti già ammalati, spiega Ristori all'Ansa, «abbiamo visto che il vaccino riduce l'attività di malattia osservabile alla risonanza magnetica. Abbiamo osservato i pazienti - spiega Ristori - per due anni e mezzo e visto che l'effetto protettivo del vaccino durava a lungo; nel lungo termine vedevamo meno lesioni - i cosiddetti buchi neri». Così gli esperti hanno arruolato 73 soggetti in fase ancora più iniziale di malattia, persone che avevano avuto un primo episodio ma ancora non malate. A 33 di loro hanno somministrato una dose di vaccino, agli altri placebo. Tutti erano in cura con l'interferone. I soggetti sono stati seguiti mensilmente con la risonanza magnetica per vedere l'attività di malattia (anche in assenza di segni clinici); e sono stati monitorati per circa 5 anni. È emerso che a 5 anni dall'inizio dello studio il 58% dei vaccinati non si è ammalato contro solo il 30% dei non vaccinati. «Il vaccino è in grado di regolare il sistema immunitario - spiega Ristori. Questo si connette anche alla teoria dell'igiene che dice che l'esposizione ai microbi (ma non l'infezione) è protettiva e istruisce il sistema immunitario a distinguere gli aggressori dagli 'amicì. Non a caso - continua l'esperto - nelle decadi più recenti l'uso di antibiotici e detergenti cutanei, nonchè cambiamenti nelle abitudini alimentari e nei comportamenti all'aperto possono aver facilitato l'aumento di incidenza di malattie autoimmuni ed allergie». Il vaccino, spiega ancora Ristori, sembra anche indurre la produzione da parte dell'organismo di fattori neuroprotettivi con il Tnf; cosa confermata anche in studi su altre malattie autoimmuni come il diabete di tipo uno. «Questo studio è promettente - conclude - ma prima di arrivare a un uso clinico del vaccino è necessario ripetere i risultati su un maggior numero di pazienti e per farlo servono almeno altri 4-5 anni».
mercoledì 4 dicembre 2013
INCREDIBILE SCOPERTA: 6 sostanze naturali in grado di uccidere il 100% delle cellule cancerogene del tumore al seno
Arriva una nuova conferma che ha dell’incredibile: 6
sostanze naturali presenti in diversi alimenti e spezie, unite insieme sono
risultate un cocktail efficace in grado di uccidere il 100% delle cellule
cancerogene del tumore al seno.
Lo studio è stato condotto da Madhwa Raj, professore e
ricercatore di ostetrica e ginecologia del LSU Health Sciences Center New
Orleans e del Stanley S. Scott Cancer Center e i risultati sono stati
pubblicati sul numero di novembre della rivista scientifica The Journal Of
Cancer.
I ricercatori del team hanno testato 10 sostanze
protettive già note presenti in cibi come broccoli, uva, tofu (soia), mele e
curcuma, prima di stabilire le 6 componenti migliori da utilizzare. Nello
specifico:
·
Isoflavoni dalla soia
·
Curcumina dalla curcuma
·
Indolo-3-Carbonolo dalle crucifere
·
Ficocianina C dalla spirulina
·
Resveratrolo dall’uva
·
Flavonoide (Quercitina) presente nella frutta, nella
verdura e nel tè.
Queste sei sostanze sono poi state somministrate sia a
cellule cancerogene che a un gruppo di cellule di controllo, sia singolarmente
che in combinazione tra loro. L’esito è stato inaspettato per i ricercatori: se
le singole sostanze risultavano inefficaci da sole, contrariamente
somministrate insieme diventavano potentissime e in grado di uccidere il 100%
delle cellule cancerogene.
La ricerca ha dimostrato infatti che la somministrazione
di questo cocktail di sostanze, è stata in grado di ridurre le cellule tumorali
in modo significativo: oltre l’80%. Nelle cellule campione si è potuto
addirittura innescare un processo che ha portato alla morte il 100% delle
cellule cancerogene. Inoltre, ulteriori approfondimenti hanno permesso ai
ricercatori di non rilevare effetti secondari nocivi sulle cellule di
controllo. Una buona notizia che potrebbe portare nel tempo a sviluppare delle
cure meno invasive di quelle attuali.
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