lunedì 8 luglio 2013
sabato 6 luglio 2013
Vi hanno mai chiesto il CAP alla cassa? Ecco perché lo fanno
La richiesta del codice di
avviamento postale alla cassa è insolita, ma esiste. Spesso si cede, ma di
fondo sarebbe meglio non farlo. Un articolo su Forbes rilancia questo problema,
molto sentito in America, dove ha prodotto anche pronunciamenti in campo
giuridico. Lo scopo della richiesta non è difficile da intuire, è per fini di
marketing, ma, come spiega il grande magazine americano, ci sono dei limiti
entro i quali il cliente deve porsi delle domande.
Spesso infatti il cap, o zip code in America, è solo l’ultimo processo di ricostruzione dell’identità del consumatore, e permette di risalire all’indirizzo, al numero di telefono, se l’impiegato di vendita ricorda il nome sulla carta di credito quando si “striscia” per pagare. Compagnie di marketing come Harte-Hanks offrono servizie di GeoCapture, in grado di abbinare le informazioni complessive, zip code compreso, per restituire il profilo individuale dell’utente. I clienti spesso accettano passivamente, pensando che sia parte di prassi poco nocive, eppure, nel caso americano, la legge parla in loro favore.
Una donna, che ha fatto causa a una catena californiana sostenendo di aver dato il codice pensando che fosse necessario ma solo ai fini della transazione, ha avuto ragione dalla Suprema corte dello Stato della California, che ha stabilito che i negozi non possono chiedere ai clienti di fornire, per obbligo, lo zip code. Al verdetto ha fatto seguito la norma secondo cui è vietato raccogliere informazioni che mirano alla identificazione personale durante i processi di transazione per pagamenti.
Ovviamente non è pensabile che tutte le aziende si comportino allo stesso modo anche perché i servizi che associano informazioni sono costosi e inutili se è poi difficile commercializzare i dati. Fatti i dovuti scrupoli, a che serve allora chiedere lo zip code o il cap? A comprendere il comportamento dei clienti, per capire i dati demografici di mercato, per stabilire al meglio l’allocazione delle risorse di advertising.
Lo stesso vale in Italia, dove il fenomeno sarà meno pervasivo, ma sempre mirato a capire il bacino d’utenza, soprattutto nell’ambito della gdo. Se si spende lontano dalla zona di residenza, vorrà pur dire che la proposta funziona oltre il bacino fisiologico di riferimento. Il fenomeno viene quindi indagato attraverso l’analisi dei bacini di utenza, di fatto aree territoriali definite sulla base della distanza temporale da una localizzazione specifica, superando quindi i normali confini amministrativi.
Quindi, individuata la localizzazione geografica, il geomarketing mostra dove risiedono i potenziali clienti, dove e chi sono i concorrenti principali, quali altri clienti potenzialmente potrebbero afferire da quel bacino di utenza, il confronto delle diverse quote di mercato date dal parallelo tra bacini di collo.
Spesso infatti il cap, o zip code in America, è solo l’ultimo processo di ricostruzione dell’identità del consumatore, e permette di risalire all’indirizzo, al numero di telefono, se l’impiegato di vendita ricorda il nome sulla carta di credito quando si “striscia” per pagare. Compagnie di marketing come Harte-Hanks offrono servizie di GeoCapture, in grado di abbinare le informazioni complessive, zip code compreso, per restituire il profilo individuale dell’utente. I clienti spesso accettano passivamente, pensando che sia parte di prassi poco nocive, eppure, nel caso americano, la legge parla in loro favore.
Una donna, che ha fatto causa a una catena californiana sostenendo di aver dato il codice pensando che fosse necessario ma solo ai fini della transazione, ha avuto ragione dalla Suprema corte dello Stato della California, che ha stabilito che i negozi non possono chiedere ai clienti di fornire, per obbligo, lo zip code. Al verdetto ha fatto seguito la norma secondo cui è vietato raccogliere informazioni che mirano alla identificazione personale durante i processi di transazione per pagamenti.
Ovviamente non è pensabile che tutte le aziende si comportino allo stesso modo anche perché i servizi che associano informazioni sono costosi e inutili se è poi difficile commercializzare i dati. Fatti i dovuti scrupoli, a che serve allora chiedere lo zip code o il cap? A comprendere il comportamento dei clienti, per capire i dati demografici di mercato, per stabilire al meglio l’allocazione delle risorse di advertising.
Lo stesso vale in Italia, dove il fenomeno sarà meno pervasivo, ma sempre mirato a capire il bacino d’utenza, soprattutto nell’ambito della gdo. Se si spende lontano dalla zona di residenza, vorrà pur dire che la proposta funziona oltre il bacino fisiologico di riferimento. Il fenomeno viene quindi indagato attraverso l’analisi dei bacini di utenza, di fatto aree territoriali definite sulla base della distanza temporale da una localizzazione specifica, superando quindi i normali confini amministrativi.
Quindi, individuata la localizzazione geografica, il geomarketing mostra dove risiedono i potenziali clienti, dove e chi sono i concorrenti principali, quali altri clienti potenzialmente potrebbero afferire da quel bacino di utenza, il confronto delle diverse quote di mercato date dal parallelo tra bacini di collo.
Il sogno di nonna Manuela che all’età di 100 anni finisce le elementari
Nella vita il motto è sempre “Mai
dire mai”. Questa regola vale in ogni campo. Abbiamo un esempio lampante.
Proviene dal Messico, dove una ‘nonnina’ di nome Manuela Hernandez ha tagliato un
importante ‘traguardo’ scolastico all’età di cento anni.
Il suo nome è Manuela Hernandez,
diplomatasi alle elementari a questa età. Lei, messicana, è nata nel 1913. Nel
2013 è riuscita a superare la quinta. Qualcuno si chiederà come mai ci ha
‘messo tutto questo tempo’. La risposta è, più o meno, semplice. Manuela
Hernandez ha alle spalle una storia alquanto difficile. Ha dovuto abbandonare
la scuola elementare soltanto dopo un anno. 100 anni fa era tutto diverso,
incluso il rapporto tra figli e padri nonché la percezione che si aveva
dell’istruzione.
Manuela dovette lasciare la
scuola dopo la prima poiché la sua famiglia versava in gravi difficoltà
economiche e lei sentiva il bisogno di aiutarla. Il ‘pallino‘ dell’istruzione,
tuttavia, non le è mai passato di mente. Così, durante lo scorso ottobre, ha
completato gli studi con una grande forza d’animo e con l’aiuto di un suo
nipote.
Manuela è così riuscita a
ottenere quel tanto agognato diploma di scuola elementare, chiudendo un cerchio
aperto tanto tempo fa: “La scuola mi piaceva moltissimo, ma non ho
potuto continuare a studiare. Finalmente ora ci sono riuscita”. Queste le prime
parole della nonnina dopo il suo obiettivo raggiunto.
FORSE NON SAPEVATE CHE: I colori delle lenzuola scelti per rifare il proprio letto parlano di voi.. carattere.. personalità..
Ogni colore ha un suo significato
e dice qualcosa della persona che lo usa. Inoltre anche il tipo di tessuto
scelto per le lenzuola – con ricami o senza, che siano in seta, lino o cotone –
possono dare un senso diverso alle nostre notti.
50 SFUMATURE DI BIANCO. Si tratta
della tonalità più presente nelle nostre case, soprattutto se arredate in stile
moderno. Si può scegliere di arredare il nostro letto con colori che vanno dal
bianco sporco al beige, fino al grigio perla. Dato che il bianco è simbolo di
pace, serenità, purezza e riservatezza, anche le sue sottotonalità ci
assicureranno tali sensazioni benefiche. Se a questi colori si abbina uno stile
minimalista, si sceglierà un lenzuolo liscio in cotone o in seta. Questa scelta
rivela una personalità aperta al mondo e alla scoperta di cose nuove. Siete
persone equilibrate, che vanno dritte al cuore delle cose, senza perdersi in
inutili fronzoli e ragionamenti.
VIOLA. Se il vostro colore
preferito è il viola, la creatività scorre potente in voi. Questo è il colore
dello spirito, che aiuta a entrare in contatto con l’inconscio, dando forza
spirituale e ispirazione alla quotidianità. È un colore perfetto da tenere in
camera da letto perché aiuta il relax e il riposo. Se si sceglie di rivestire
il letto con lenzuola di questo colore, rivelerete che il vostro punto di forza
è la lealtà nelle relazioni a cui date molta importanza. Inoltre, chi sceglie
il viola (o le sue sottotonalità come il glicine e il lavanda) per adornare il
giaciglio, spesso completa l’opera con coperte patchwork, magari confezionate
da una persona di famiglia per voi importante. Questo ribadirà a chiunque verrà
a sbirciare il vostro letto il peso che le relazioni amicali, sentimentali e
famigliari hanno nella vostra vita.
FUCSIA E ROSA. Avete avuto
un’infanzia da favola e non siete pronte a lasciarla andare via: è chiaro.
Tutto nel vostro letto pieno di rosa e fucsia lo grida. Tuttavia non disperate:
questo tipo di colori dimostrano anche che siete persone aperte e pimpanti,
abituate a stare al centro dell’attenzione. Forse un filino troppo
egocentriche, ma sicuramente divertenti. Per le amanti del fucsia e del rosa,
le fantasie floreali sono un must!
BLU. Se amate il blu, siete
persone oneste e sincere, difendete le vostre idee fino in fondo e siete degli
ottimi comunicatori. Riversare il blu dunque, in tutte le sue tonalità, in
camera da letto (e non solo tra le lenzuola, dove potrete sbizzarrirvi fra
tonalità di celeste e azzurro), vi aiuterà a creare un ambiente rilassante.
I COLORI DEL FUOCO. Colore della
vitalità e dell’energia, nella cromoterapia è addirittura usato per la
stimolazione della produzione di globuli rossi. Ma in casa il rosso va dosato con
attenzione ed è un ospite poco gradito in camera da letto, anche se in caso di
pareti molto chiare nella stanza, può diventare un eccellente afrodisiaco sotto
forma di lenzuola e complementi d'arredo per le vostre notti bollenti. Anche
l’arancione e il giallo non sono colori molto adatti per la camera da letto per
lo stesso principio. Questi colori rivelano una personalità socievole e
divertente; empatici con chi vi sta intorno, siete occupati a bilanciare un
enorme carico di insicurezze. Meglio dedicare questi colori ad ambienti meno
personali, come ad esempio la cucina e il salotto.
VERDE. Inclini all’ordine e con una forte propulsione alla programmazione, spesso avete difficoltà ad assorbire le novità: il verde è il colore che fa per voi perché, se inserito nel vostro spazio vitale, conferisce calma e relax. Per le vostre lenzuola però è meglio puntare su tonalità pastello, in modo da non stressare troppo il vostro riposo.
VERDE. Inclini all’ordine e con una forte propulsione alla programmazione, spesso avete difficoltà ad assorbire le novità: il verde è il colore che fa per voi perché, se inserito nel vostro spazio vitale, conferisce calma e relax. Per le vostre lenzuola però è meglio puntare su tonalità pastello, in modo da non stressare troppo il vostro riposo.
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