Una vita straordinaria, arrivata
al capolinea terrestre oggi all’età di 103 anni. Se ne va Rita Levi Montalcini,
Premio Nobel per la Medicina e Senatrice a vita.
Se ne va a 2 giorni dalla fine
del 2012.
Il decesso è avvenuto nella sua
abitazione romana, ed è stato confermato prontamente dalla Questura capitolina,
nonché dal personale del 118, intervenuto sul posto per tentare di salvare la
scienziata torinese.
Di Rita Levi Montalcini ci
ricorderemo per moltissimi regali al suo (e nostro) tempo. Uno su tutti? La sua
straordinaria umiltà. Il suo impegno messo al servizio della Scienza (a detta
sua di gran lunga superiore alla sua intelligenza, che soleva reputare “mediocre”)
è un puzzle nella storia d’Italia, una foto da passare in rassegna, una stella
di un’eventuale hall of fame dei miti di epoca.
Il suo percorso è stato ricco di
momenti in cui per realizzare un sogno Rita ha dovuto metterci il doppio
dell’amore rispetto ai giorni di routine. Come quando realizzò un laboratorio
di studi in casa in modo da sfuggire alle leggi razziste. Oppure come quando
decise di lasciare la sua amata terra per andare a lavorare per ben 30 anni
negli U.S.A.
Ripercorrere le tappe più
importanti della sua meravigliosa vita appare un atto doveroso.
Rita Levi Montalcini è nata il 22
aprile del 1909 a Torino. Entra a far parte della scuola medica di Levi a
vent’anni, per poi laurearsi nel 1936.
Il suo primo obiettivo dopo la
laurea era quello di continuare specializzandosi in neurobiologia e
psichiatria, ma un ostacolo più grande del suo corpo esile glielo impedisce.
Parliamo dell’avvento delle leggi
razziali, istituite nel 1938 dal Fascismo.
Rita è costretta ad emigrare in
Belgio insieme a Giuseppe Levi. Qui, prosegue i suoi studi e le sue ricerche in
un laboratorio casalingo. Lo fa in un periodo difficile per l’Europa. Sono gli
anni della Seconda Guerra Mondiale, anni in cui tutto è in bilico e la
sopravvivenza è una priorità rispetto a qualsiasi altro tipo di attività
(compresa quella didattica).
Rita Levi Montalcini cerca
disperatamente un posto tranquillo, per proseguire la sua vita e i suoi studi.
Lo troverà in Firenze nel 1943.
Nel capoluogo toscano vivrà nella
più totale clandestinità per qualche anno, in attesa della fine della terribile
guerra.
Finito il conflitto bellico, che
lascia alle spalle città annegate nel sangue, milioni di vittime e un grosso
peso per l’umanità intera quale è l’olocausto, la Montalcini decide di far
ritorno per poco tempo nella ‘sua’ Torino.
Un giorno le arriva un’offerta
che non può rifiutare. Proviene dal Dipartimento di Zoologia della Washington
University (St. Louis, Missouri).
Rita decide di partire alla volta
degli Stati Uniti. Ivi rimarrà per ben trent’anni, collezionando successi
scientifici e guadagnando con grande merito una cattedra in Neurobiologia
(realizzando dunque il suo sogno lontano).
Addio, Rita.