Si ha necessità di organi
per i trapianti. E le cellule staminali potrebbero essere una risposta alle
liste d’attesa. Dopo il rene, anche il fegato si configura nell’elenco degli
organi passibili di ricrescita a partire da staminali pluripotenti indotte
(iPS), cellule “germinali” generate a partire da cellule adulte, come quelle
della pelle, riprogrammate in laboratorio affinché si sviluppino nelle linee
cellulari volute.
I ricercatori
dell’Università di Yokohama, in Giappone, hanno effettuato un esperimento nei
topi, valutando la possibilità di rigenerare il fegato, organo che in natura ha
già una caratteristica rara, quella di poter ricrescere.
Tanto che la
chirurgia permette oggi di asportare sino al 75% della sua massa, preservando
naturalmente la funzionalità della ghiandola chiave per molte funzioni dell’organismo,
dalla digestione al controllo degli zuccheri, fino alla depurazione di sostanze
tossiche. Ma il fegato è anche un organo fittamente vascolarizzato e tale
condizione è la vera sfida per gli scienziati e per la Medicina rigenerativa.
I ricercatori
giapponesi hanno sviluppato in principio delle staminali differenziate
nell’endoderma, il “foglietto” di cellule interne che sono un’attrazione per la
struttura dei vasi sanguigni. Su questa struttura iniziale hanno seminato
cellule endoteliali ottenute da cordone ombelicale o dal midollo osseo,
considerate tra le più adeguate alla riprogrammazione “staminale”. Questo mix
si è dimostrato efficace al fine di auto-organizzarsi per permettere al fegato
di svilupparsi. I ricercatori stanno, tuttavia, testando le diverse opzioni per
permettere l’attecchimento dei fattori di crescita e delle staminali
nell’addome.
Takanori Takebe,
coordinatore della ricerca, ha spiegato che “Il prossimo passo sarà quello di
provare a infondere le gemme attraverso il flusso sanguigno. Il trapianto di
‘gemme’ epatiche può essere una soluzione per l’insufficienza epatica. Questa
stessa tecnica si potrà sperimentare per pancreas, reni e polmoni”.
Il numero di casi di Epatite C, intanto, è sempre critico. La malattia è
una delle cause prevalenti di danni permanenti al fegato. L’Italia detiene il
record in Europa di persone infette dal virus, 1.6 milioni di persone, pari al
3% della popolazione.