venerdì 15 marzo 2013

Assurdo ma vero - Detenuto evade dal carcere spedendosi in un pacco postale

 BERLINO (GERMANIA) - Una fuga degna di Edmond Dantes. O forse della banda Bassotti. Ma se il protagonista del romanzo di Dumas si chiudeva in un sacco per cadaveri e si faceva buttare in mare, un detenuto di un carcere tedesco ha pensato che le poste teutoniche fossero un mezzo più efficiente e per fuggire dalla prigione di Willich si è letteralmente spedito.

La prigione di Willich (dal sito www.jva-willich1.nrw.de)
Il detenuto infatti si è infilato in un grosso pacco con tanto di mittente e destinatario. Lo scatolone è stato caricato insieme al resto della corrispondenza su un autocarro e così Ysar Bayrak, un trentasettenne spacciatore di droga che doveva scontare ancora tre anni, ha lasciato il complesso situato nel land del Nordreno-Westfalia.

LA FUGA - Il quotidiano tedesco «Bild» riferisce che dopo aver percorso un buon tratto di autostrada il conducente si è accorto dallo specchietto retrovisore che il telone di fondo dell'automezzo svolazzava liberamente. Ha accostato per fissarlo e si è accorto che sul pianale di carico c'era un grosso pacco di cartone aperto e vuoto. Avvertita immediatamente per telefono, la direzione del carcere ha fatto l'appello e ha scoperto che Bayrak era diventato uccel di bosco. La fuga del detenuto è stata favorita dal fatto che nel carcere di Willich, una struttura costruita oltre un secolo fa, manca l'abituale detector a raggi infrarossi, in grado di segnalare anche i battiti cardiaci di persone nascoste nei carichi in uscita. Con un certo spirito di rassegnazione la direttrice dell'istituto di pena, Beate Peters, ha spiegato che si sta indagando se il fuggiasco sia stato aiutato da alcuni complici, anche se ha dovuto ammettere che «i detenuti non sono purtroppo molto loquaci». 

Due storie assurde, una sola protagonista, la velocità.. ahhahah!! da leggere

1) Va piano: multata sedia a rotelle In Germania un'anziana signora su una sedia a rotelle motorizzata, per recarsi più velocemente dal medico, ha deciso di prendere l'autostrada. Purtroppo la scorciatoia è durata poco. Nei pressi di Kaiserslautern una pattuglia della "Polizei" l'ha fermata. Il motivo? Stava viaggiando a una velocità di 25 chilometri l'ora e non rispettava quindi il limite minimo del 60 orari. Cosi è stata multata per aver «arrecato pericolo per la circolazione». Senza pietà senza scuse. 
http://images.thetruthaboutcars.com/2013/02/Renault-Twingo-Picture-courtesy-Wiklipedia.org_.jpg
2) "Vola" a 347 km/h: punita TwingoSe in Germania c'è chi va troppo piano, in Italia c'è addirittura chi vola. Una Renault Twingo è stata fotografata dall'autovelox mentre a Roma percorreva il Grande raccordo anulare a 375 chilometri all'ora. Quando F. C., un professionista romano di 37 anni, si è visto recapitare la multa - con tanto di foto - non credeva ai suoi occhi: 320 euro più ritiro della patente. Come era possibile che aveva volato senza esserne accorto? Probabilmente l'occhio elettronico, al passaggio dell'utilitaria, deve aver avuto qualche problema. Ora lo sfortunato automobilista sarà costretto ad attendere l'esito del suo ricorso in Prefettura. Un giorno, comunque, potrà raccontare ai suoi nipotini accanto al fuoco, di aver volato sul Grande raccordo anulare.

giovedì 14 marzo 2013

Bergoglio, è lui il Papa nero della Profezia: ecco perché



Bergoglio, lui 
il Papa Nero della fine 
del Mondo?Il Papa nero. Nel giorno dell'elezione del cardinal Jeorge Mario Bergoglio al soglio pontificio non mancano i profeti di sventura che ricordano quella famosa profezia sul "Papa Nero" e sul successore di Benedetto XVI che sarebbe l'ultimo papa dopo l'apocalisse. Perché? Perché papa Francesco I appartiene all'ordine dei gesuiti e il Superiore dei Gesuiti viene chiamato proprio Papa nero per via del colore della tonaca.

Bergoglio al soglio pontificio c'è chi ricorda le varie profezie di Nostradamus e di Malachia sulla fine del mondo e sul papa nero. Perché? Per una semplice ragione, perché Papa Francesco I non è solo il primo pontefice del Sud del Mondo, anzi, della fine del mondo, come ha detto lui stesso ieri. E' anche il primo papa che appartiene all'ordine dei Gesuiti. E quindi? Nessun problema, se non fosse che il Superiore dei Gesuiti, attualmente lo spagnolo padre Adolfo Nicolás, viene proprio chiamato il "papa nero". Per il colore della tonaca, ma anche per la durata a vita dell'incarico e l'influenza che gli appartenenti dell'ordine possono vantare all'interno del cattolicesimo.

IL PAPA NERO
Subito dopo l'elezione si scoprono anche diverse ombre sul passato di Papa Francesco I. A quanto pare fu vicino alla dittatura Argentina. Le credenze che l'arrivo di un Papa nero segnerebbe l'avvicinarsi della fine del mondo sono legate agli scritti di Nostradamus, ma anche alla Profezia di Malachia. In realtà una patacca tornata molto in auge dopo le dimissioni di papa Ratzinger, secondo cui Benedetto XVI sarebbe in realtà stato il penultimo papa. Il suo successore, Francesco I, a questo punto, sarebbe stato l'ultimo. Dopo di lui la distruzione della città di Roma e, con molta probabilità, alle fine del mondo.

EVANGELIZZARE RE E DIPLOMATICI
Se queste profezie vi sembrano un po' campate in aria, è invece un fatto il potere che l'ordine dei gesuiti vanta all'interno della Chiesa cattolica. L'ordine fu fondato da Sant'Ignazio Da Loyola e approvato da Paolo III nel 1540. Lungo i suoi cinque secoli di storia l'ordine è stato spesso visto come una forza a volte in forte concorrenza con la curia papale. Clemente XIV arrivò a sopprimerlo nel 1773 e i gesuiti vennero ricostituiti da Pio VII nel 1804. In una Europa culturalmente divisa dalla scisma di Martin Lutero i gesuiti si posero l'obiettivo di evangelizzare le Elite della società. Vollero dialogare con re e diplomatici, furono capaci di confutare le tesi dei maggiori filosofi, di discutere da pari a pari con scienziati e artisti, caricandosi sulle spalle il peso di una «mondanità» che per qualcuno forse non dovette essere poi così pesante.
Fonte: libero.it

Io Vagabondo - Nomadi (con testo)



Il cielo - Renato Zero -

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