martedì 23 aprile 2013

Bolzano, trovata morta la 13enne scomparsa

Si sono concluse nel peggiore dei modi le ricerche di Laura Winkler, la ragazza di 13 anni di Brunico scomparsa domenica pomeriggio da Anterselva, in Alto Adige: la bimba è stata trovata morta. Per lei si erano mobilitati centinaia di uomini. Poco prima del ritrovamento gli inquirenti avevano fatto sapere che Laura era stata ripresa dalla telecamera di una banca di Brunico, ma la circostanza si è rivelata falsa.
Il corpo era in un burrone una zona di montagna poco distante da dove si erano perse le tracce. Lunedì i sommozzatori avevano scandagliato un piccolo laghetto che si trova nelle vicinanze. La zona è stata sorvolata da un elicottero e per le ricerche è stato anche utilizzato un drone.
Si tratterebbe di una disgrazia - Laura sarebbe morta precipitando in un burrone, dopo essersi arrampicata su alcune rocce poco lontano dalla casa del nonno. Esclusa quindi l'ipotesi di un delitto. La salma della piccola è stata recuperata con l'ausilio di un elicottero e trasferita alla cappella mortuaria di Anterselva di Mezzo. Sul posto anche il pm di Bolzano, Axel Bisignano, che coordina l'inchiesta e che non ha voluto rilasciare dichiarazioni.
Trovata durante un'esercitazione - La salma è stata trovata dagli uomini del soccorso alpino di Valdaora che, dopo aver partecipato per tutta la giornata alle ricerche, di sera hanno scelto un dirupo nelle vicinanze del maso del nonno della bambina per un'esercitazione. Proprio durante questo allenamento in parete è stato avvistato il corpo senza vita ai piedi del dirupo.
Scomparsa dopo aver fatto visita al nonno - Della 13enne si erano perse le tracce domenica pomeriggio durante una visita con i genitori dal nonno materno. Dopo pranzo Laura ha fatto una passeggiata verso il paese, per poi rientrare nella casa del nonno verso le 15. Un'ora dopo, quando i genitori hanno deciso di tornare a casa, Laura era scomparsa. Hanno chiesto informazioni ai vicini e controllato i dintorni del maso, ma della ragazzina non c'era traccia. A questo punto hanno chiamato i carabinieri.
 
Fonte: TGCOM24



lunedì 22 aprile 2013

Giorgia - E poi


BELEN, SELVAGGIA LUCARELLI LE SCRIVE: "MANGIA E MANDA STEFANO A LAVORARE"


Una lunga lettera di Selvaggia Lucarelli a Belen Rodriguez, neo mamma del piccolo Santiago attraverso gli schermi di "Celebrity Now": “Cara Belen, intanto auguri per essere diventata mamma. Per usare una metafora a te cara un figlio è come un tatuaggio, è per sempre - riporta Gossipblog - Col laser potrai cancellare giusto De Martino quando ti sarà passata l’infatuazione e ti sarai accorta di come si pettina. Belen, amica mia, c’è una notizia che devo darti. Ci sono cose che hai solo tu, le chiappe sode dure come il granito rosa, la bocca imbronciata, lo sguardo da cerbiatto che si è perso nel bosco e quello da maliarda che si è persa le mutande a seconda del momento. Ma c’è una cosa, Belen, che la natura ha regalato anche a noi, la capacità di figliare. Pensa, Belen, ci sono donne che hanno fatto figli prima di te. Non è vero che hai fatto un parto da manuale, come ha detto il medico. Hai partorito come tutti, due spinte, un po’ di sano turpiloquio in argentino, niente di trascendentale.
Poi abbiamo allattato anche noi, Belen. Ma a quattro giorni dal parto con il latte che sgorga a fiotti come la fontana di Piazza di Spagna la tetta al pupo gliela diamo a casa. Possibile che tu lo debba fare a Porta Venezia, con 16 fotografi che immortalano la poppata? Guarda che, se il latte a sto pupo glielo dai in salotto, Signorini ci arriva lo stesso alla fine del mese.
E poi Belen magnate qualcosa, ciuccia del sale grosso, fatti venire un po’ di ritenzione idrica perché è inammissibile che gli short stiano meglio a te a quattro giorni dal parto che a mia nipote a quattro giorni dal 15esimo compleanno.
Un’altra cosa, Belen. E manda Stefano a lavorare, forza, dai. Anche noi l’abbiamo fatto con qualcuno ’sto figlio, ma non è che ce lo siamo tenuti a casa a disinfettare il biberon e il microonde.
E su, un po’ di sana e banale riservatezza. L’esclusiva sul suo primo dentino te la devi aggiudicare tu, nel silenzio di casa tua, non Diva e donna.
Occupati dell’unica copertina che conta, quella di cotone con le iniziali del pupo, lascia stare per un po’ quelle di Chi. Che tanto, Belen, dì una cosa a noi donne, che possa alleviarci la pena di essere così banalmente normali. Dicci che ti è venuta una smagliatura e noi ti perdoneremo la copertina su Di Più. Vabbè quella di Di Più no, quella di Oggi”.
Fonte: Leggo


 

Meglio uccidersi che licenziare. La fine di un padrone all'antica



http://tuttacronaca.files.wordpress.com/2013/04/fermo-santarossa-imprenditore-suicida-tuttacronaca.jpg
La penosa lista dei caduti si allunga. La grande guerra contro la crisi sta falciando vittime ovunque, perchè il fronte è ovunque.
Il nemico non bombarda. Il nemico avvelena lentamente, distrugge le difese personali, fino a soffocare persino l'istinto di sopravvivenza.
Fermo Santarossa non sembrava neppure all'ultimo stadio della disperazione. I suoi mobilifici, un mezzo impero del Nord-Est, con oltre seicento dipendenti, attraversano un momento difficile per le ragioni globali che tutti conoscono a memoria, il calo dei consumi, la concorrenza, lo stallo politico, ma gli stessi sindacati confermano: non esistono pericoli fatali. Negli ultimi tempi s'era parlato di una ristrutturazione, uno di quegli interventi sempre dolorosi, perchè comunque prevedeva il taglio di cento dipendenti, ma governabile con i paracadute del caso. Con l'aria che tira, niente di particolarmente tremendo.
Santarossa però veniva da un altro mondo e da un altro tempo. Aveva cominciato tanti anni fa con il fratello Mario, aveva superato altre fasi difficili, aveva vissuto per l'azienda: nella sua idea di imprenditore, sul suo vocabolario personale, il passo del licenziamento non era contemplato. I dipendenti più anziani lo ricordano come uno di quei padroni, chiamati ancora così senza alcun disprezzo ideologico, capaci di fermarsi a fare due parole, come va, come non va, e la famiglia, e lo sport, e le voci di paese...

Questa storia della ristrutturazione non l'aveva digerita. L'idea di cominciare i tagli a 73 anni, l'età in cui un uomo pensa di vivere in pace con se stesso, non gli dava pace. Ci sono individui foderati d'amianto che quasi si sublimano, nel momento delle decisioni forti e del braccio di ferro. Ce ne sono altri che vanno in crisi, una crisi interiore che morde molto più della crisi economica, là fuori. Come si fa a cacciare padri di famiglia e dipendenti fedeli, come si fa. E il mercato che non si schioda, e le banche che si voltano dall'altra parte, e i pensieri di sventura che la notte passano dentro le fessure, per raggrumarsi amari in fondo all'anima.
L'altra notte, una notte di queste. La moglie Graziella dormiva al suo fianco. Quando si è svegliata, di mattina presto, non l'ha trovato nel letto. Prima l'ha cercato per casa, poi ha cominciato a preoccuparsi e a chiedere aiuto. Fermo se ne stava in fondo al laghetto dell'ampio giardino, insieme ai suoi fantasmi e alle sue ossessioni. Le telecamere di sicurezza lo ripropongono negli ultimi passi: esce dalla camera, cammina in giardino, raggiunge il lago, si lascia morire nell'acqua placida. Nessuna esitazione, nessun ripensamento. In questa lunga guerra, la crisi è un nemico diabolico: non bombarda, avvelena lentamente.
Fermo Santarossa non si preoccupa più. Ha risolto la crisi a modo suo, ultimo di una macabra spoon river. Su queste lapidi c'è di volta in volta sfinimento, vergogna, debolezza. C'è anche chi non accetta le mezze misure, una mezza vita, meno ricca e meno spensierata dell'abituale. Ci stiamo accorgendo tutti quanti che non è per niente facile tornare indietro. Certo non tutti i suicidi sono eroi. Tra di loro emerge anche tanta debolezza. Ma non è permesso a nessuno giudicare, tanto meno soppesare il senso del gesto: togliersi la vita resta comunque un estremo spaventoso. Ognuno di queste vittime si porta nella tomba l'insondabile mistero della propria resa.
Il resto, in cronaca. Tutti gli stabilimenti Santarossa chiusi per lutto, fermo l'intero borgo Prata di Pordenone, il Nord-Est che aggiunge un'altra croce e sempre più s'interroga sullo sconvolgente cataclisma abbattutosi sul proprio Eldorado. Nelle stesse ore, a Roma, la politica balla tra franchi tiratori e un governo impossibile. E' il solito spettacolo. Da una parte l'Italia in guerra che conta i suoi caduti, dall'altra l'Italia che ancora non capisce. Da una parte il Paese reale, dall'altra il Paese irreale.
Fonte: Il Giornale.it

 


MAMMA UCCIDE A COLTELLATE LA FIGLIA DI 18 MESI E SI TAGLIA LA GOLA: ERA DEPRESSA

Alessia Olimpo e la sua bambina 
BERGAMO - Le ha trovate il marito, Alberto Calderoli, nipote dell'ex ministro della Lega Roberto Calderoli, tornato ieri sera in tutta fretta da un congresso dentistico a Riva del Garda, in Trentino. La moglie Alessia Olimpo, dentista di 36 anni, e la figlioletta di un anno e mezzo erano morte, nella cameretta della bimba, entrambe con ferite d'arma da taglio. Per la polizia si tratta sicuramente di un omicidio-suicidio. Una tragedia che ha scosso Bergamo, la morte di Alessia, giovane mamma di 36 anni e della sua bambina di 18 mesi. La donna avrebbe prima ucciso la piccola in un attimo di follia e poi, forse ritrovando la lucidità e rendendosi conto di ciò che aveva fatto, si è tolta la vita tagliandosi la gola.

"ALESSIA NON STAVA BENE" A lanciare per primo l'allarme è stato il padre di Calderoli, sabato verso le 18. Il suocero e sua moglie erano stati a pranzo da Alessia. La donna non veniva quasi mai lasciata da sola. Da tempo non sembrava stesse bene e tutti i familiari le stavano vicino il più possibile. A peggiorare quello che sembrava uno stato depressivo della neomamma, dentista pure lei e nello studio del marito, la recente perdita della madre e una malattia ereditaria alla tiroide. Dopo il pranzo i suoceri erano tornati a casa loro, ma verso sera il nonno si è presentato di nuovo a casa di Alessia per vedere come stava. Nessuna risposta e dopo qualche insistenza, anche con il cellulare, ha chiamato il figlio che si trovava al congresso di Riva del Garda. L'uomo, che è il figlio di un fratello del senatore leghista Roberto Calderoli, è salito in macchina ed è tornato nel suo appartamento al quinto piano del condominio di viale Giulio Cesare 52, nel quartiere Monterosso.

LA PORTA DI CASA ERA CHIUSA DALL'INTERNO La porta era chiusa dall'interno, ha chiamato la moglie e la figlia, ma non ha ottenuto risposta. Temendo il peggio, ha avvisato i vigili del fuoco e il 118. I soccorritori sono dovuti entrare nell'appartamento della famiglia Calderoli attraverso il balcone. Con la scala sono riusciti ad arrivare alla finestra della camera da letto della bimba, da dove hanno visto i due corpi a terra in un lago di sangue. Subito sono stati allertati il magistrato di turno, il sostituto procuratore Franco Bettini, il dirigente della Squadra mobile Gianpaolo Bonafini, i tecnici della Scientifica, le Volanti e i carabinieri. Nessun estraneo è stato fatto entrare nel palazzo e ai residenti non è stato detto nulla di quanto accaduto. Per consentire alla Scientifica di svolgere al meglio i rilievi e mantenere la scena del crimine intatta, i tecnici sono entrati dalla finestra: il corpo della mamma infatti era steso proprio dietro la porta della cameretta. Se gli agenti fossero entrati da lì, aprendola, avrebbero inevitabilmente spostato il corpo e compromesso la scena. I rilievi sono proseguiti per tutta la nottata. La famiglia Calderoli, molto nota a Bergamo, si è trincerata nel dolore e nel silenzio. Alberto non solo è nipote di Calderoli, ma è anche fratello di Paolo, l'attore noto al pubblico con il nome d'arte di Casiraghi.


Fonte: Leggo

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...