Una lunghissima attesa, cinque
giorni, e alla fine il verdetto: colpevoli. Sabrina e Cosima condannate
all’ergastolo per l’omicidio di Sarah Scazzi, Michele Misseri a otto anni per
concorso nella soppressione del cadavere della nipote e per furto aggravato del
telefonino della vittima.
Un applauso è partito dal
pubblico alla lettura della pena. La presidente della Corte ha interrotto un
attimo la lettura della sentenza per richiamare tutti all’ordine e ha poi
proseguito. La corte di Assise ha condannato a sei anni di reclusione ciascuno
per concorso in soppressione di cadavere Carmine Misseri e Cosimo Cosma,
fratello e nipote di Michele Misseri.
Un processo che è durato 15 mesi,
con accusa e difesa che si sono confrontate senza esclusione di colpi sulla
ricostruzione del delitto di Sarah Scazzi, uccisa nel garage della villetta di
via Deledda ad Avetrana. Da Michele o invece dalle donne di casa? In questa
domanda quindici mesi di udienze. Un giallo che adesso ha una soluzione
giudiziaria, seppure solo in primo grado, una storia che ha stravolto un paese
e appassionato milioni di telespettatori di talk show. Tutto è inziato il 26
agosto quando Sarah, esce da casa dopo pranzo per andare al mare con la cugina
Sabrina e l’amica Mariangela. Ma non arriverà mai.
Le ricerche sono serrate ma non
portano a nulla fino a che Michele Misseri il 29 settembre dice di trovare il
cellulare della nipotina in campagna. Pochi giorni e il 6 ottobre dopo 9 ore di
interrogatorio confessa spiegando non solo di avere ucciso ma anche di aver
violato il cadavere. Gli inquirenti però sono convinti che in questa
confessione manchi qualcosa, l’aiuto di Sabrina. E a un certo punto Michele
cambia versione, e negando il vilipendio del cadavere tira dentro la figlia che
viene arrestata il 15 ottobre. Prima dice che Sabrina teneva Sarah mentre lui
la strangolava, poi che Sabrina ha chiesto il suo aiuto solo per occultare il
cadavere, e all’incidente probatorio che in garage Sarah è stata vittima di un
incidente mentre Sabrina giocava a cavalluccio. Quando scopre dalle guardie
penitenziarie che Sabrina è stata arrestata chiede di parlare con i pubblici
ministeri, vuole ritrattare. Ma i pm non lo ascoltano e allora lui inizia a
scrivere lettere alla figlia chiedendo scusa e spiegando che ha «fatto la
falsa» perchè gli avrebbero promesso che sarebbero usciti entrambi in pochi
anni.
Non c’è niente da fare. A Michele
i pm non credono nonostante lui confermi la sua colpevolezza davanti
all’avvocato Franco Coppi, che nel frattempo è intervenuto a difesa di Sabrina.
Due sentenze della Cassazione sanciscono che non ci sono elementi sufficienti
che giustifichino la carcerazione di Sabrina, ma il Tribunale del riesame di
Taranto non modifica la sua linea: Sabrina resta in carcere. E sarà raggiunta
il 26 maggio 2011 da sua madre Cosima. Ad accusarla il sogno di un fioraio
secondo cui Cosima e Sabrina avrebbero prelevato Sarah per strada trascinandola
in auto. E’ la madre della commessa del fioraio a raccontare il sogno ai
carabinieri. Il fioraio va alla caserma e lo racconta, ma le sue dichiarazioni
vengono verbalizzate come fossero realtà. Quando se ne accorge l’uomo pretende
che il verbale sia corretto. Lo fanno, ma lui viene denunciato per false
dichiarazioni. Finisce sotto processo lui e altri suoi 5 parenti e amici che
confermano ai pm di aver sempre saputo che quel racconto si riferiva a un
sogno. Ma Cosima resta in carcere Cosima e Sabrina coabitano in carcere, nella
stessa cella, mentre Michele rimane libero nonostante continui a dire che è
stato lui e solo lui a uccidere Sarah. La sua posizione nel processo rimarrà
solo per occultamento e soppressione di cadavere.
Inizia il processo il 10 gennaio
del 2012. Il 31 gennaio viene sentito il teste Ivano Russo, il «Ridge» di
Avetrana e secondo i pubblici ministeri il movente. Sabrina sarebbe stata
gelosa delle attenzioni che il ragazzo aveva per la cuginetta che stava diventando
una magnifica donna. «Con Sabrina - dice Russo - si instaurò mano a mano un rapporto
confidenziale. Ad un certo punto però vidi da parte sua atteggiamenti ambigui,
complimenti che andavano oltre. Le ho chiesto se per lei era ancora amicizia o
qualcos’altro, e lei mi disse che era amicizia». Il movente della gelosia
ossessiva viene smentito e Ivano finisce nei guai (insieme ad altri 7 testi)
accusato di false dichiarazioni al pm.
Il 20 novembre viene ascoltata
Sabrina: «Reputavo Sarah una sorella minore, non una cugina, e la trattavo di
conseguenza. Qualche rimprovero sì, ma non litigi». Michele Misseri il 5
dicembre conferma in aula: «Ho ucciso io Sarah, questo rimorso non lo posso più
portare dentro di me». Un processo nervoso. Il 29 gennaio uno dei sei giudici
popolari viene «pescato» mentre esprime giudizi poco lusinghieri su una
testimone favorevole alla difesa di Sabrina durante la deposizione di
quest’ultima. Si astiene ufficialmente e viene sostituito con un giudice
supplente.
Il 25 febbraio inizia la requisitoria dell’accusa. Il 5 marzo le
richieste di condanna: ergastolo per Sabrina e Cosima, nove anni per Michele
Misseri, otto anni per Carmine Misseri e Cosimo Cosma, pene minori per altri
quattro imputati. Il 25 marzo, prima che inizino le arringhe della difesa di
Sabrina, un video «fuori onda» tra presidente della Corte e giudice a latere,
risalente al 19 marzo, induce la difesa di Sabrina a chiedere alla Corte se non
intenda astenersi dal processo. Secondo la difesa quei commenti (tra cui «non
potranno negare in radice») possono rappresentare un pregiudizio. Il 26 marzo la Corte d’Assise decide di
astenersi dal processo, rimettendo gi atti al presidente del Tribunale, che il
giorno dopo rigetta l’astensione e dispone la prosecuzione del processo. Il 15
aprile si chiudono le repliche dei difensori e alle 17.30 la Corte si ritira in camera di
consiglio. Oggi la sentenza.