Una pattuglia di finanzieri del Gruppo
Ponte Chiasso, nel corso di una normale l’attività di controllo presso la
dogana, ha intercettato il giorno di Pasqua un’autovettura guidata da un
cinquantatreenne italiano che risiede in Svizzera. L’uomo viaggiava in
compagnia della moglie e dei tre figli piccoli, prossimo ad una normalissima
gita di Pasqua. All’apparenza si tratta di un controllo come tanti.
Un controllo come tanti?
Dopo aver controllato
l’utilitaria in maniera veloce, i finanzieri non avevano trovato nulla di
‘strano’. Percepivano però un crescente nervosismo da parte dei familiari in
gita. Non capendone il motivo e ricevendo inoltre risposte aleatorie ad alcune
domande incalzanti, il cinquantenne e sua moglie sono stati portati in caserma
per un controllo approfondito dell’auto.
Un’accurata ispezione della
macchina ha fatto si che potesse essere trovati in due doppifondi ricuciti
sotto i sedili dell’automobile, dodici lingotti d’oro. Pesavano
complessivamente un quintale e dieci chili. Valevano, complessivamente, 4,5
milioni di euro.
Ogni lingotto del prezioso
metallo non contemplava certificato di provenienza, grado di purezza e
informazioni sulla sua ‘legalità’. Era semplicemente avvolto in carta di
giornale e confezionato con del nastro adesivo.
Il cinquantenne alla guida
rappresentava legalmente una società svizzera. Egli non è stato in grado di
fornire spiegazioni o dimostrare ai finanzieri la legittima provenienza
dell’ingente ‘bottino’. Così, è stato denunciato a piede libero alla locale
Procura della Repubblica per il reato di riciclaggio (art. 648-bis del codice
penale) mentre l’oro e l’automobile sono stati sottoposti a sequestro
preventivo d’urgenza. Attualmente sono in corso le indagini per accertare
provenienza e destinazione dell’oro.
Fonte: Aciclico