sabato 31 agosto 2013
venerdì 23 agosto 2013
Si chiama Erik ed è l'uomo più sfortunato al mondo
Cosa hanno in comune
la scimmia, il serpente, lo squalo e il fulmine? La risposta non è semplice,
eppure esiste. E ha un nome ben preciso, Erik Norrie. Ai più le generalità di
questo pescatore 40enne di Largo, in Florida, non diranno molto. Sappiate,
comunque, che si tratta dell’uomo più sfortunato del mondo. Erik, che ha
raccontato la sua incredibile storia al quotidiano “Daily Mail”, pochi giorni
fa, il 29 luglio per l’esattezza, nel corso di una battuta di pesca a largo
delle Isole Abaco, nelle Bahamas del nord, è stato attaccato alla gamba destra
da uno squalo. I rapidi soccorsi attivati dalla moglie, i figli e dal patrigno,
gli hanno salvato la vita. E ora si sta riprendendo al Tampa General Hospital,
dove è ricoverato. Erik, da uomo molto religioso quale è, attribuisce
soprattutto al Signore il merito di essere sopravvissuto all’incontro
ravvicinato con uno squalo, un evento che ha una probabilità pari ad 1 su 11,5
milioni.
Non è la prima volta
che il barbuto Mr. Norrie, proprietario di una ditta di vernici per le barche,
ha dovuto ringraziare un’entità superiore per la possibilità di continuare la
sua esistenza. L’elenco dei gravi pericoli, da cui è uscito più o meno indenne,
infatti, è già molto lungo. A soli 10 anni, Erik è stato colpito da un fulmine
a Seminole, Florida. Anche in questo caso è rientrato in una schiera di
persone molto ristretta, che negli Stati Uniti è limitata ad un caso su
280mila. Tre anni dopo, ha rischiato seriamente di morire perchè un serpente a
sonagli lo morse mentre camminava con i suoi amici nei pressi del Seminole Lake
Country Club. Come se non bastasse, il povero Erik ha dovuto subire anche due
attacchi da parte delle scimmie. Il primo è avvenuto in Amazzonia quando ha
avuto l’ardire di avvicinarsi troppo al primate. La conseguenza è stata una
terrificante e quasi fatale serie di colpi in testa. La seconda volta ha avuto
come scenario una fattoria dell’Honduras quando sua moglie l’ha rinchiuso per
scherzo in una gabbia con una scimmia. Quella volta Erik fu colpito al torace e
morso.
Alla luce di tutte
le vicissitudini superate, si può concludere che Norrie, tra l’altro padre di
quattro figli, è forse più fortunato di quanto si pensi. La sua vicenda,
inoltre, ricorda da vicino quella di John Wade Agan, un uomo di cui si è
parlato negli anni scorsi per una serie incredibile di eventi tragici, alcuni
dei quali si fa davvero fatica a credere che siano veri. Dal fulmine mentre
parlava al telefono alla rapina mentre era alla guida del suo taxi, dall’accoltellamento
quasi mortale fino al morso in contemporanea di ben due serpenti. Anche lui,
come Erik, è un americano di Tampa, in Florida. Insomma se passate da quelle
parti vi conviene fare particolare attenzione. E se doveste capitarvi di incrociare
proprio Erik o John, vi consiglio di cambiare immediatamente strada. Loro si
salverebbero di sicuro, ma per voi il pericolo potrebbe essere fatale.
SAPERE QUANDO SI MUORE: ORA SI PUÒ. CON UN LASER
Tu vorresti sapere
quando morirai? Una domanda che, tra il serio e il faceto, ci facciamo da
millenni. Ma oggi, senza rivolgersi a fattucchiere o tarocchi, è possibile
saperlo.
Farsi predire il
futuro da una maga o leggendo i fondi del caffè. Sapere cosa ci accadrà domani
è qualcosa che affascina da sempre, anche quando va contro la logica e il
raziocinio. Ma oggi è la scienza a offrire la risposta alla domanda che tutti
si fanno, ma cui tutti hanno paura di ricevere una risposta: quando moriremo.
La notizia è stata
riportata dal Sunday Times. I ricercatori dell'Università di Lancaster,
infatti, avrebbero messo a punto un laser capace di predire quanto tempo ci
resta da vivere. In verità, la macchina messa a posto dagli scienziati inglesi
avrebbe funzioni più complesse, come individuare malattie gravi, come il cancro
o il morbo di Alzheimer.
Il metodo di ricerca
è, all'apparenza, semplice. Le nostre cellule, come sappiamo, invecchiano con
noi e, come gli esseri umani, più invecchiano più si deteriorano e reagiscono
diversamente agli impulsi. Un corpo giovane è più elastico e reattivo, mentre
un corpo vecchio è rigido e più lento. I ricercatori di Lancaster, dunque,
posizionano sul polso dei “pazienti” un generatore di luce laser che colpisce
le cellule epiteliali, facendole reagire. Come detto, un corpo giovane e in
salute produrrà un effetto transitorio, con le cellule più elastiche e, dunque,
più veloci a riequilibrarsi dopo gli impulsi. Un corpo anziano o malato,
invece, farà sì che la luce laser abbia un effetto più forte sulle cellule
epiteliali, evidenziando problemi.
I ricercatori
analizzano i dati che il nostro corpo dà e poi danno un punteggio che va da 0 a
100. E quel numero è quello che ci avvicina o ci allontana di più dal momento
della nostra morte. Al momento il test è ancora in fase sperimentale, ma gli
scienziati inglesi sono convinti che nel giro di 2/3 anni potremo realmente
sapere quando moriremo. Sarà veramente così? Chi sa, quel che è certo è che
negli ultimi anni sono state diverse le ricerche che promettevano di predire il
nostro futuro, dall'analisi del sangue a un “indice della mortalità” che solo
pochi mesi fa Barack Obama ha deciso di finanziare negli USA.
Sangue, laser, tarocchi o maghe. Farsi predire il futuro affidandosi
alla scienza o alla fantascienza. Ognuno può scegliere il metodo che
preferisce, sempre che ci creda. Ma, alla fine, la domanda resta: “Tu vorresti
sapere quando morirai?”.Bimba di 3 anni mandata a mendicare, mentre la madre beve l’aperitivo: è per farla divertire
La figlia di appena
tre anni passeggia nella piazza con un cartello al collo e un bicchiere di
plastica in mano con qualche moneta dentro. “Mi hanno abbandonata, fate
un'offerta”, recita la scritta. La madre, nel frattempo, sorseggia
tranquillamente un aperitivo insieme a un’amica, come se niente fosse. E’
accaduto a Santa Margherita Ligure, località di neanche diecimila abitanti in
provincia di Genova, in questo periodo presa d’assalto dai turisti.
I vigili urbani,
notando la bambina girare tra i tavoli per chiedere l’elemosina, sono
intervenuti: “È stato un passante ad avvertirmi, così mi sono avvicinato alla
bambina, con dolcezza per non spaventarla e per capire se era sola”, ha detto
Roberto Maiocco, in servizio in quel momento. Ma la bambina non era sola: la
madre, una quarantenne di Gorle, in provincia di Bergamo, a pochi metri di
distanza chiacchierava con un’amica al bar di piazza san Bernardo.
“È solo un gioco, uno scherzo per fare
divertire la bambina e distrarla mentre io parlavo con la mia amica”, ha
spiegato la donna in modo “molto seccato”, secondo quanto raccontato da alcuni
testimoni. Come se non bastasse, la donna ha fatto sapere di essere stata
proprio lei, che si trova a Santa Margherita Ligure in villeggiatura, a mettere
le prime monete nel bicchiere che la bambina stringeva in una mano, assicurando
però che si trattava solo di un gioco e di certo non di una vera elemosina.
I vigili, increduli
di fronte al racconto fornito, hanno però chiamato i carabinieri e la donna è
stata denunciata per sfruttamento di minore ai fini di accattonaggio alla
Procura di Chiavari. ”Nel periodo estivo, quando la popolazione di Santa
aumenta in modo esponenziale – ha detto l’assessore comunale Andrea
Bernardin – vengono aumentati i controlli diurni e notturni ed è proprio
durante il giro della pattuglia di vigili urbani che si è scoperta la bambina italiana
che chiedeva l’elemosina con, a poche decine di metri la madre, anch’essa
italiana residente a Milano”. “Non posso credere che una mamma faccia una
cosa simile per scherzo – ha commentato ancora Bernardin - io ho figli, anche
se molto più grandi, e parlo da padre. Non so dire cosa è peggio, se quella
donna ha agito per gioco o se veramente, come credo, usava la bambina per
raccogliere un po' di soldi mentre lei la aspettava al bar. A Santa Margherita
in questa stagione c'è una certa presenza di persone che chiedono l'elemosina,
c'è una mensa per i poveri e un'altra mensa dei frati è a Rapallo. È tutta
povera gente e non mi scandalizza, se c'è decenza e rispetto per le persone. Ma
questo caso mi lascia senza parole”.
domenica 18 agosto 2013
lunedì 12 agosto 2013
mercoledì 7 agosto 2013
È SOLO UN CANE DICI?... da leggere!!
Ti aspetta a qualsiasi ora
Se sei triste
resta al tuo fianco e ti conforta
È
felice di vederti
ogni momento e in ogni luogo
Ti guarda negli occhi
e sa dirti tante cose
pur non sapendo parlare
e se sapesse farlo,
ti direbbe solo parole d'amore.
Protegge te, i tuoi cari
e sarebbe disposto
a dare la vita per questo.
Non ti chiede niente,
gli basta una carezza
per sentirsi unico.
Quanti esseri viventi
sarebbero disposti a offrirti
questo?
Non è 'solo un cane',
è un angelo custode
e non va maltrattato.
martedì 6 agosto 2013
Un bimbo chiede alla mamma: "Perché piangi?"….. da leggere!!
Un bambino chiede alla mamma:
"Perché piangi?"
"Perché sono una donna" gli risponde.
"Non capisco" dice il bambino.
La mamma lo stringe a sé e gli dice:
"Perché sono una donna" gli risponde.
"Non capisco" dice il bambino.
La mamma lo stringe a sé e gli dice:
"non potrai mai capire...
" Più tardi il bambino chiede al papà:
" Più tardi il bambino chiede al papà:
"Perché la mamma
piange?"
"Tutte le donne piangono senza ragione"...
fu tutto quello che il papà seppe dirgli.....
Diventato adulto....
il bambino chiese a Dio: "Signore....
perché le donne piangono così facilmente?"
E Dio rispose: "Quando l'ho creata....
la donna doveva essere speciale....
Le ho dato spalle abbastanza forti per
"Tutte le donne piangono senza ragione"...
fu tutto quello che il papà seppe dirgli.....
Diventato adulto....
il bambino chiese a Dio: "Signore....
perché le donne piangono così facilmente?"
E Dio rispose: "Quando l'ho creata....
la donna doveva essere speciale....
Le ho dato spalle abbastanza forti per
portare i pesi del mondo...
e abbastanza morbide per renderle confortevoli.....
Le ho dato la forza di donare la vita....
quella di accettare le umiliazioni che spesso vengono proprio da coloro che invece dovrebbero amarla di piu'......
Le ho dato la forza per permetterle di continuare ....
quando tutti gli altri la abbandonano.....
Quella di farsi carico della sua famiglia ....
senza pensare alla malattia e alla fatica......
Le ho dato la forza di amare i suoi beni di un amore incondizionato.....
Anche quando essi la feriscono duramente......
Le ho dato la forza di sopportare gli amici nelle loro debolezze.....
E di stare al loro fianco senza cedere......
Le ho dato lacrime da versare quando ne sente il bisogno.....
Vedi figlio mio....
la bellezza di una donna non è sempre nei vestiti che indossa....
nel suo viso.... o nella sua capigliatura....
La bellezza di una donna risiede nei suoi occhi....
È la porta d'entrata del suo cuore.....
la porta dove risiede l'amore.....
Ed è spesso con le lacrime che vedi passare il suo cuore"...
e abbastanza morbide per renderle confortevoli.....
Le ho dato la forza di donare la vita....
quella di accettare le umiliazioni che spesso vengono proprio da coloro che invece dovrebbero amarla di piu'......
Le ho dato la forza per permetterle di continuare ....
quando tutti gli altri la abbandonano.....
Quella di farsi carico della sua famiglia ....
senza pensare alla malattia e alla fatica......
Le ho dato la forza di amare i suoi beni di un amore incondizionato.....
Anche quando essi la feriscono duramente......
Le ho dato la forza di sopportare gli amici nelle loro debolezze.....
E di stare al loro fianco senza cedere......
Le ho dato lacrime da versare quando ne sente il bisogno.....
Vedi figlio mio....
la bellezza di una donna non è sempre nei vestiti che indossa....
nel suo viso.... o nella sua capigliatura....
La bellezza di una donna risiede nei suoi occhi....
È la porta d'entrata del suo cuore.....
la porta dove risiede l'amore.....
Ed è spesso con le lacrime che vedi passare il suo cuore"...
UN’IMMAGINE SCONVOLGENTE E COMMOVENTE: “ In cerca di un abbraccio”
Questa bambina
ha perso la mamma
a causa della guerra
e ora vive in un orfanotrofio.
Nel cortile della casa ha
disegnato
la sagoma della sua mamma
e ci si è raggomitolata sopra.
Appoggia le scarpette
in prossimità della sagoma,
si stende sopra il suo disegno
e cerca per terra
gli abbracci della mamma
che non c’è più.
Volge la testa in basso,
ha bisogno di calore e amore,
ma si rannicchia soltanto su se
stessa.
Un’immagine
sconvolgente e commovente che ha fatto il giro della rete, è l’immagine dei sentimenti
e dei diritti calpestati dei bambini.
venerdì 2 agosto 2013
IL MIRACOLO DELLA PICCOLA YASMIN/ Morta alla nascita, lasciata sull’ altare della chiesa, è rinata
Non si può far altro
che parlare di miracolo: la piccola Yasmin Gomes, dichiarata morta alla nascita,
è "resuscitata" tre ore dopo il parto ai piedi dell'altare della
cappella dell'ospedale di Londrina, in Brasile. Per lei non c'era più nulla da
fare, avevano sentenziato i medici. L'infermiera, però, non se l'è sentita di
portare il bebè in obitorio e ha deciso di lasciarlo in chiesa.
Quando la nonna si è recata nella cappella insieme agli addetti delle pompe funebri per prendere il corpicino è successo il miracolo. La piccola ha incominciato a scalciare e a piangere. "E' viva", ha urlato di gioia la donna. "All'inizio - ha raccontato - non riuscivamo a crederci, non potevamo pensare che potesse accadere una cosa del genere. Poi abbiamo visto che Yasmin respirava. È stato un miracolo".
I genitori di Yasmin - Cleverson Carlos Gomes, 26 anni, e Jenifer Gomes da Silva, 22 anni - sono passati dalla disperazione totale alla felicità più pura. Le condizioni di Yasmin sono comunque gravi: resta ricoverata nel reparto di rianimazione dell'ospedale pediatrico Sacra Famiglia di Londrina. La sua famiglia le rimane accanto, fisicamente e spiritualmente. Non smette di pregare e soprattutto di sperare.
Quando la nonna si è recata nella cappella insieme agli addetti delle pompe funebri per prendere il corpicino è successo il miracolo. La piccola ha incominciato a scalciare e a piangere. "E' viva", ha urlato di gioia la donna. "All'inizio - ha raccontato - non riuscivamo a crederci, non potevamo pensare che potesse accadere una cosa del genere. Poi abbiamo visto che Yasmin respirava. È stato un miracolo".
I genitori di Yasmin - Cleverson Carlos Gomes, 26 anni, e Jenifer Gomes da Silva, 22 anni - sono passati dalla disperazione totale alla felicità più pura. Le condizioni di Yasmin sono comunque gravi: resta ricoverata nel reparto di rianimazione dell'ospedale pediatrico Sacra Famiglia di Londrina. La sua famiglia le rimane accanto, fisicamente e spiritualmente. Non smette di pregare e soprattutto di sperare.
UN MEDICO SPIEGA: COME RIPORTARE IN VITA I MORTI
Non stiamo parlando
degli esperimenti del dottor Frankestein, ma di qualcosa che, scientificamente
e medicalmente, può ridurre il numero delle morti con una maggior attenzione ai
malati. Si tratta di quella scienza che presta attenzione e studi accurati
sulle cosiddette "morti cliniche", quei casi, e non sono certo poche,
in cui il cuore di un paziente si ferma e viene dichiarato appunto clinicamente
morto. A volte succede che si tratti di una morte temporanea, di pochi secondi,
anche se in tali casi si registrano danni cerebrali spesso definitivi. Per il
dottor Parnia si tratta di aumentare le conoscenze mediche relative ai
trattamenti cardiaci.
Parnia nel suo libro
si spinge a terrorizzare che sia possibile riportare in vita pazienti morti
anche da diverse ore: vere e proprie resurrezioni verrebbe da dire. Parnia
sostiene che già oggi grazie ai progressi della medicina è possibile riportare
in vita persone morte anche da due ore. Grazie a speciali medicinali da
iniettare nel corpo del paziente, spiega, si potranno bloccare i processi di
deterioramento del cervello e degli altri organi. Tra vent'anni, dice ancora,
sarà forse possibile riportare in vita persone dichiarate morte da dodici,
anche ventiquattro ore. Potete chiamarla resurrezione, scherza, ma io la
definisco scienza della resuscitazione. Davanti alle cifre che parlano di
scarsi risultati in questo campo, con un livello di successo molto basso,
Parnia ammette che è vero ma dice essere colpa dei medici stessi. In molto
ospedali il livello di resurrezioni ottenute dopo un arresto cardiaco è pari
allo zero, in alcuni casi si arriva al 18%, cifre simili al Regno Unito e alla Germania.
Sostiene orgogliosamente che nel centro medico dove lavora lui quando era
arrivato il livello dei salvataggi era pari al 21%, oggi si è invece al 33%.
Questo perché,
spiega, anche se il tempo che usualmente si impiega per mantenere in vita un
paziente sia di 40 minuti, quasi tutti i dottori si fermano dopo venti minuti
di tentativi. Il motivo? Si crede che dopo quel lasso di tempo il cervello
venga irrimediabilmente danneggiato. La scienza medica ha infatti sempre detto
che dopo tre o cinque minuti da quando il cuore si ferma, la mancanza di
ossigeno provoca danni irreparabili al cervello: per il dottor Parnia non è
così. Sono ricerche che si fermano agli anni 60, dice: oggi, sempre che venga
fatto un trattamento di tipo corretto, il cervello può mantenersi funzionante
per ore. Insomma, si tratta di creare una nuova categoria di medici e
approfondire scientificamente le possibilità e forse davvero si potranno
salvare persone clinicamente morte anche da giorni. Cancellare la morte? Per il
dottor Parnia si tratta semplicemente di cambiare il modo di concepire la morte
come oggi la intendiamo.
BERE DA DUE A QUATTRO TAZZINE AL GIORNO DI CAFFÈ ALLONTANA DAGLI ISTINTI SUICIDI
Il dibattito è
aperto da tempo. E probabilmente lo resterà ancora a lungo. Bere caffè è più un
beneficio o un danno? Quanto è consigliabile assumerne perché gli eventuali
effetti positivi di una delle bevande più popolari al mondo non si trasformino
in attacchi alla nostra salute? A queste domande, che circolano quasi da mille
anni, quando la storia del caffè ebbe inizio, tanti hanno cercato di dare una
risposta. Tra gli ultimi anche i ricercatori dell’Harvard School of Public
Health. Secondo gli studiosi americani, che hanno monitorato per circa 20 anni
oltre 150mila persone, bere da due a quattro tazzine al giorno riduce del 50
per cento il rischio di suicidio rispetto a chi non ne beve o ne consuma di
meno. La quantità di caffeina assunta in modo regolare, infatti, pari a circa
400mg, sembra essere correlata a determinati comportamenti. In particolare la
sostanza ottenuta dalla macinazione dei semi di alcune specie di piccoli alberi
tropicali, ingerita nella giusta misura, stimolerebbe il sistema nervoso
centrale e la produzione di neurotrasmettitori quali serotonina e dopamina.
La scoperta dei
ricercatori dell’Harvard School of Public Health aggiunge un’altra qualità al
già tanto amato caffè. La bevanda, ormai diventata vero fenomeno di costume,
infatti, è considerata benefica per aumentare la concentrazione, ma anche per contrastare
il morbo di Alzheimer, il cancro della pelle e il diabete. Anche gli
studiosi americani, però, non hanno potuto esimersi dallo sconsigliare elevate
assunzioni di caffeina a chi soffre di depressione. In generale, poi, superare
la quantità di 400 mg al giorno, cioè dalle due alle quattro tazzine, rischia
di provocare insonnia, alterazioni del ciclo del sonno, tachicardia e
tremori. Sappiate regolarvi, quindi. Soprattutto se vi capite di bere il “Death
Wish Coffee”, il caffè recentemente inventato da una ditta di New York, che,
grazie ad una miscela segreta di chicchi e tostatura, contiene circa il doppio
del normale contenuto di caffeina.
Al di là degli
eccessi, il caffè sembra avere sempre più il via libera anche dalla scienza. E
può di diritto candidarsi al ruolo di migliore bevanda per la socializzazione.
D’altro canto, ormai, non c’è momento della giornata in cui non si possa berlo.
Una società francese ha perfino creato una macchina da caffè da auto. Se siete
stanchi e proprio non volete staccarvi dalla guida, potete attaccarla alla
presa dell’accendisigari della vostra vettura e inserire la cialda. Poi l’acqua
sarà riscaldata e un ‘bip’ vi avviserà quando il caffè è pronto ad essere
versato. L’importante è che l’aroma della famosa bevanda resti sempre un
piacere. Altrimenti potreste fare la fine di Mike e Trina, una coppia americana
che, dopo aver sperimentato cure contro i problemi di stomaco, è diventata
dipendente dai clisteri di caffè.
SUB SI IMMERGE E SCOMPARE IN MARE, MA VOLEVA FUGGIRE DAL MATRIMONIO
Si è conclusa con un
lieto fine la vicenda, che ha dell'assurdo, di Xhevahir Gjuta detto Jimmy, il
sub l’albanese di 26 anni che era scomparso in mare, durante un’immersione a
Punta Ala, a marzo scorso. In realtà il sub ha solo fatto finta di sparire, e
per quattro mesi ha vissuto nell'ombra. Jimmy, cameraman di Teletirreno, il 14
marzo 2013 ha deciso di sparire.
Era stato suo
cugino, con cui viveva a Grosseto, a denunciarne la scomparsa, e da quel
momento, per 10 giorni, Polizia, Carabinieri e Guardia Costiera si erano
impegnati per cercarlo sfidando anche le difficili condizioni del mare. L'auto
del ragazzo era stata trovata all'imbocco di un sentiero che porta a una
spiaggia con scogli e in riva al mare erano stati trovati gli abiti del sub,
aprendo nuovi possibili scenari oltre alla morte in mare: forse Jimmy si era
avviato a piedi o aveva preso un passaggio da alcuni amici.
“Quando suo cugino
dette l’allarme ai carabinieri e cominciarono le ricerche, tutta la città pensò
al peggio. Jimmy si era immerso a Punta Ala. Probabilmente era morto proprio lì”, scrive Il Tirreno ricostruendo l'intera vicenda. Ma la realtà è
un'altra Jimmy ha solo finto di sparire in mare: il ragazzo, senza documenti e
senza identità, è scappato a Milano e per quattro mesi ha vissuto per strada.
Perché? “C’erano troppe cose che avrebbe voluto cambiare
della sua vita: c’era un matrimonio fissato il 15 aprile in Albania, c’era una
vita lontana dalla sua terra d’origine, in Maremma, c’era il lavoro e c’erano
tante responsabilità che insieme hanno probabilmente creato quel corto circuito
che lo ha spinto a scappare". In Albania ancora oggi le famiglie
promettono i propri figli al miglior partito, e forse il ragazzo non si sentiva
pronto a un passo del genere con una ragazza che chissà da quanto non vedeva.
Sabato scorso Jimmy, forse stanco della vita per strada, è riapparso a Grosseto
dove ha fatto visita a un'amica. Poi si è presentato ai carabinieri di Punta
Ala e ha raccontato, tra le lacrime, tutto quello che gli era successo durante
questi quattro mesi, facendo del tutto per non farsi rintracciare da polizia e
parenti, compresa la sua fidanzata. Il ragazzo voleva solo allontanarsi da una
vita che non sentiva più sua, non aveva intenzione di inscenare la sua morte.
Ma ogni gesto ha delle conseguenze e ora il sub dovrà chiedere scusa a coloro
che per dieci giorni hanno sfidato i marosi per cercarlo e con quelli che lo hanno
pianto pensando che fosse stato inghiottito dal mare.
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