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venerdì 7 febbraio 2014

Lo sapevate che la Germania ci deve un sacco di soldi?




La Germania è andata in default due volte in un secolo e le sono stati condonati i debiti di due guerre mondiali per consentirle di riprendersi. Fra i Paesi che le hanno condonato i debiti, la Grecia, prima di tutto, che pure era molto povera, e l’Italia.
Dopo la Grande Guerra, John Maynard Keynes sostenne che il conto salato chiesto dai Paesi vincitori agli sconfitti avrebbe reso impossibile alla Germania di avviare la rinascita. L’ammontare del debito di guerra equivaleva, in effetti, al 100% del Pil tedesco. Fatalmente, nel 1923 si arrivò al grande default tedesco, con l’iperinflazione che distrusse la repubblica di Weimar. Adolf Hitler si rifiutò di onorare i debiti, i marchi risparmiati furono investiti per la rinascita economica e il riarmo, concluso, come si sa, con una seconda guerra, ben peggiore, in seguito alla quale a Berlino si richiese un secondo, enorme quantitativo di denaro da parte di numerosi Paesi. L’ammontare complessivo aveva raggiunto i 23 miliardi di dollari (di allora!)
La Germania sconfitta non avrebbe mai potuto pagare i debiti accumulati in due guerre, peraltro da essa stessa provocate.
Mentre i sovietici pretesero e ottennero il pagamento della somma loro spettante, fino all’ultimo centesimo, ottenuta anche facendo lavorare a costo zero migliaia di civili e prigionieri, il 24 agosto 1953 ben 21 Paesi, Belgio, Canada, Ceylon, Danimarca, Grecia, Iran, Irlanda, Italia, Liechtenstein, Lussemburgo, Norvegia, Pakistan, Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord, Repubblica francese, Spagna, Stati Uniti d’America, Svezia, Svizzera, Unione Sudafricana e Jugoslavia, con un trattato firmato a Londra le consentirono di dimezzare il debito del 50%, da 23 a 11,5 miliardi di dollari, dilazionato in 30 anni. In questo modo, la Germania poté evitare il default, che c’era di fatto. L’altro 50% avrebbe dovuto essere rimborsato dopo l’eventuale riunificazione delle due Germania, ma nel 1990 l’allora cancelliere Kohl si oppose alla rinegoziazione dell’accordo, che avrebbe procurato un terzo default alla Germania. Italia e Grecia acconsentirono di non esigere il dovuto.
Nell’ottobre 2010 la Germania ha finito di rimborsare i debiti imposti dal trattato del 1953 con il pagamento dell’ultimo debito per un importo di 69,9 milioni di euro.
Senza l’accordo di Londra che l’ha favorita come pochi, la Germania dovrebbe rimborsare debiti per altri 50 anni. E non ci sarebbe stata la forte crescita del secondo dopoguerra dell’economia tedesca, né Berlino avrebbe potuto entrare nella Banca Mondiale, nel Fondo Monetario Internazionale e nell’Organizzazione Mondiale del Commercio.
di Roberto Schena

MORALE: Con i nostri soldi la Germania si è arricchita... comanda a bacchetta il Governo Italiano... acquista tutte le nostre migliori aziende e il suo PIL cresce... mentre i nostri pseudo politici con prepotenza chiedono soldi al popolo italiano che loro stessi, senza ritegno, hanno ridotto alla fame.

giovedì 6 febbraio 2014

ARRIVANO I RISULTATI DEL DNA: “La piccola Pia è figlia di Balotelli”. A confermarlo lo stesso calciatore tramite messaggio scritto su Twitter




Arrivano i risultati del Dna che confermano la paterità di Balotelli della piccola Pia.
Dopo un anno di vicissitudini è dunque certo, la piccola Pia (nata lo scorso dicembre a seguito della relazione avuta con Raffaella Fico) è figlia di Balotelli. A dare la notizia lo stesso Balotelli in un messaggio scritto su Twitter:
"Finalmente la verità, Pia dolce bambina mia!!! il tuo papà".
Il calciatore ha deciso di uscire allo scoperto dopo essersi sottoposto al test del Dna. Lo ha fatto anticipando di qualche settimana i tempi necessari qualora si fosse aspettato l'ordine del Tribunale. Il test del Dna era il passaggio decisivo della causa iniziata il 5 dicembre scorso a Brescia. Quel giorno Balotelli non si era presentato, ma attraverso il proprio avvocato Vittorio Rigo aveva fatto pervenire un messaggio: "Qualora Pia fosse mia figlia, sono pronto a fare il mio dovere di padre fino in fondo".
Il calciatore ha sempre rifiutato, sino ad oggi, di incontrare quella che è ora a tutti gli effetti sua figlia. Pia ha compiuto un anno e non ha mai ricevuto un abbraccio, un bacio, un sorriso da suo padre.  E chissà che faccia farà quando, finalmente, e solo grazie a un esame del DNA alquanto tardivo, suo padre deciderà finalmente di incontrarla.


martedì 4 febbraio 2014

DIMMI COME SCRIVI E TI DIRÒ CHI SEI: Come comprendere la personalità di un individuo dalla sua calligrafia



La calligrafia è tra i tanti mezzi espressivi dell'uomo.
Tramite essa è possibile, infatti, comprendere la personalità di una persona.
Alcuni aspetti fondamentali possono risultare utili per capire la personalità della persona che ci scrive e le influenze che essa può avere all'interno di un qualsiasi rapporto sociale.

LA PRESSIONE DELLA SCRITTURA
- Chi preme sul foglio scrivendo, ha una grande energia e sicurezza di sé, e una forte voglia di emergere.
- Chi invece non preme scrivendo rivela insicurezza di sé, paura e quindi debolezza.

LA DIMENSIONE DELLE LETTERE
- Chi scrive con lettere molto rotonde è una persona buona e leale.
- Chi scrive con lettere grandi è una persona abile nella vita di società.
- Chi scrive con lettere piccole è una persona che si esamina spesso dentro e ha problemi a farsi accettare dagli altri..

LA DIREZIONE DI SCRITTURA
- Se la scrittura tende verso sinistra, la persona in questione è legata al passato e saldamente attaccata a bei ricordi.
- Chi scrive verso l'alto è una persona positiva, crede in quello che fa.
- Chi scrive verso il basso è un pessimista, ha paura di sbagliare.

I MARGINI DEL FOGLIO
- Chi scrive entro i margini è una persona ordinata e non ama i cambiamenti della vita.
- Chi non lascia margine a destra è una persona aperta a nuove esperienze che ama godersi la vita.
- Chi non lascia margine a sinistra, invece, è una persona legata al passato più che al futuro e alle nuove esperienze.

LA FIRMA E TESTO
Va esaminata in rapporto al testo.
- Se firma e testo hanno lo stesso stile, la realtà intima e sociale saranno coerenti, la persona si propone agli altri così com'è
- Se firma e testo sono molto diversi, lo scrivente ha un bisogno di mascherarsi all'esterno e si stima poco.

LA POSIZIONE DELLA FIRMA
Chi colloca la firma sulla destra del foglio è proiettato verso gli altri,
Chi firma a sinistra è sintomo di freno e riserve verso le relazioni.
La posizione centrale può indicare insicurezza, indecisione e desiderio di attenzione.


giovedì 30 gennaio 2014

“L'albero che si libra nell'aria” ILLUSIONE OTTICA? o… ARTISTA GENIALE? Impressionante!!.. da vedere (FOTO – VIDEO)

Due artisti Mario Shu e Daniel Sterling hanno creato un albero come se fosse tagliato in due e magicamente in bilico.
L'effetto è notevole, ma il trucco è relativamente semplice da riprodurre.
In sostanza hanno avvolto il tronco con teli di plastica, poi li hanno dipinti riproducendo il paesaggio dietro ad esso. Davvero geniale!!



GUARDA IL VIDEO




mercoledì 29 gennaio 2014

ALLARME: Ritirato dal mercato il “PLASIL” FARMACO IN GOCCE. Chi ce l’ha in casa è invitato a non usarlo




L’AIFA (l’Agenzia Italiana del Farmaco) ha ritirato dal commercio diversi farmaci, che consiglia, qualora già si avessero a casa, di non assumere.
In particolare, ha stabilito che il Plasil gocce (PLASIL 4mg/ml gocce orali soluzione flacone 20 ml – AIC 020766034 della ditta Sanofi Aventis SpA)  può far più male che bene, infatti a quanto pare, il principio attivo “metoclopramide”, usato spesso per casi di vomito, diarrea, spasmi intestinali, nausea e vari intossicazioni alimentari, in forma liquida non è assolutamente consigliabile.
Il ritiro è stato disposto a seguito della valutazione del Comitato per i medicinali per uso umano – CHMP, il quale ha concluso che il rapporto rischio/beneficio dei prodotti contenenti “metoclopramide” non è favorevole per le formulazioni liquide orali con concentrazione superiore a 1mg/ml).

CARATTERISTICHE DEL FARMACO:

Il Plasil (metoclopramide) è un farmaco antiemetico (che cioè inibisce il riflesso del vomito) e gastroprocinetico, in quanto stimola e coordina la motilità del tratto superiore dell'apparato digerente. In particolare favorisce lo svuotamento dello stomaco e diminuisce il reflusso dal duodeno nello stomaco e nell'esofago. È comunemente utilizzato dai clinici per trattare il vomito e la nausea , anche quella causata dalla chemioterapia, e quella che si verifica a seguito di interventi chirurgici, per facilitare lo svuotamento gastrico in pazienti con gastroparesi (scarso svuotamento dello stomaco) , e come trattamento per la stasi gastrica spesso associato con l'emicrania e nella malattia da reflusso gastroesofageo.

EFFETTI COLLATERALI ED INDESIDERATI DEL METOCLOPRAMIDE:

Le reazioni avverse più comunemente associate alla terapia con metoclopramide comprendono irrequietezza, sonnolenza, vertigini, stanchezza, e la distonia focale. Meno frequentemente si possono registrare i seguenti effetti indesiderati: ipertensione arteriosa, ipotensione, iperprolattinemia che può condurre a galattorrea, costipazione, depressione, mal di testa, ed effetti extrapiramidali tra cui le crisi oculogire. Molto più rare sono alcune gravi reazioni avverse associate alla terapia con metoclopramide: agranulocitosi, tachicardia sopraventricolare, iperaldosteronismo, sindrome neurolettica maligna, acatisia e discinesia tardiva. Nel caso si verificassero questi effetti collaterali gravi è necessario procedere alla sospensione del trattamento. In uno studio sperimentale è stato evidenziato che la comparsa di aldosteronismo viene significativamente attenuata se la somministrazione di metoclopramide è preceduta da quella di neostigmina.
Nei pazienti diabetici in trattamento con insulina, l'effetto procinetico di metoclopramide sul transito intestinale postprandiale può comportare una modificazione dei valori di glicemia, in particolare nel senso iperglicemico, e richiedere quindi un aggiustamento del dosaggio di insulina. Sempre nei soggetti diabetici si deve tenere presente che l’impiego di metoclopramide per il trattamento della gastroparesi diabetica può indurre, nel caso di terapia a lungo termine, una tolleranza agli effetti procinetici. In questo caso il farmaco dovrà essere sostituito con domperidone o cisapride.

venerdì 27 settembre 2013

BASTA UNA SUA PUNTURA E DIVENTI VEGETARIANO…



Un morso di zecca può rendere allergici alla carne. Il fenomeno è stato registrato sulla costa Est degli Stati Uniti ed è stato analizzato dai ricercatori della Virginia University.

E’ la saliva di questa zecca (nel mondo ne esistono più 800 specie) a causare la reazione e il cambio di alimentazione forzato. La reazione allergica comincia a poche ore dal contatto la carne: a quel punto chi ne mangia può andare incontro anche a uno shock anafilattico, rischiando la vita.

Sono stati contati già più di 400 casi negli Stati Uniti, tutte persone costrette a cambiare modo di mangiare e a diventare vegetariane da un giorno all’altro, senza possibilità di sgarri. Il meccanismo specifico con cui nasce questa allergia è ancora tutto da studiare. Il lasso di tempo di sei ore rende questo tipo di reazione allergica molto atipica: di solito gli shock sono istantanei, in questo caso la durata delle sei ore rende anche l’approfondimento scientifico molto complicato.

Alcuni neo-allergici, raccontano i quotidiani locali, sono completamente devastati da questo vegetarianesimo forzato. Altri, pare, l’hanno presa con più filosofia. In fondo, male non farà.

venerdì 23 agosto 2013

Si chiama Erik ed è l'uomo più sfortunato al mondo



Cosa hanno in comune la scimmia, il serpente, lo squalo e il fulmine? La risposta non è semplice, eppure esiste. E ha un nome ben preciso, Erik Norrie. Ai più le generalità di questo pescatore 40enne di Largo, in Florida, non diranno molto. Sappiate, comunque, che si tratta dell’uomo più sfortunato del mondo. Erik, che ha raccontato la sua incredibile storia al quotidiano “Daily Mail”, pochi giorni fa, il 29 luglio per l’esattezza, nel corso di una battuta di pesca a largo delle Isole Abaco, nelle Bahamas del nord, è stato attaccato alla gamba destra da uno squalo. I rapidi soccorsi attivati dalla moglie, i figli e dal patrigno, gli hanno salvato la vita. E ora si sta riprendendo al Tampa General Hospital, dove è ricoverato. Erik, da uomo molto religioso quale è, attribuisce soprattutto al Signore il merito di essere sopravvissuto all’incontro ravvicinato con uno squalo, un evento che ha una probabilità pari ad 1 su 11,5 milioni.
Non è la prima volta che il barbuto Mr. Norrie, proprietario di una ditta di vernici per le barche, ha dovuto ringraziare un’entità superiore per la possibilità di continuare la sua esistenza. L’elenco dei gravi pericoli, da cui è uscito più o meno indenne, infatti, è già molto lungo. A soli 10 anni, Erik è stato colpito da un fulmine a Seminole, Florida. Anche in questo caso è rientrato in una schiera di persone molto ristretta, che negli Stati Uniti è limitata ad un caso su 280mila. Tre anni dopo, ha rischiato seriamente di morire perchè un serpente a sonagli lo morse mentre camminava con i suoi amici nei pressi del Seminole Lake Country Club. Come se non bastasse, il povero Erik ha dovuto subire anche due attacchi da parte delle scimmie. Il primo è avvenuto in Amazzonia quando ha avuto l’ardire di avvicinarsi troppo al primate. La conseguenza è stata una terrificante e quasi fatale serie di colpi in testa. La seconda volta ha avuto come scenario una fattoria dell’Honduras quando sua moglie l’ha rinchiuso per scherzo in una gabbia con una scimmia. Quella volta Erik fu colpito al torace e morso.
Alla luce di tutte le vicissitudini superate, si può concludere che Norrie, tra l’altro padre di quattro figli, è forse più fortunato di quanto si pensi. La sua vicenda, inoltre, ricorda da vicino quella di John Wade Agan, un uomo di cui si è parlato negli anni scorsi per una serie incredibile di eventi tragici, alcuni dei quali si fa davvero fatica a credere che siano veri. Dal fulmine mentre parlava al telefono alla rapina mentre era alla guida del suo taxi, dall’accoltellamento quasi mortale fino al morso in contemporanea di ben due serpenti. Anche lui, come Erik, è un americano di Tampa, in Florida. Insomma se passate da quelle parti vi conviene fare particolare attenzione. E se doveste capitarvi di incrociare proprio Erik o John, vi consiglio di cambiare immediatamente strada. Loro si salverebbero di sicuro, ma per voi il pericolo potrebbe essere fatale. 

SAPERE QUANDO SI MUORE: ORA SI PUÒ. CON UN LASER



Tu vorresti sapere quando morirai? Una domanda che, tra il serio e il faceto, ci facciamo da millenni. Ma oggi, senza rivolgersi a fattucchiere o tarocchi, è possibile saperlo.
Farsi predire il futuro da una maga o leggendo i fondi del caffè. Sapere cosa ci accadrà domani è qualcosa che affascina da sempre, anche quando va contro la logica e il raziocinio. Ma oggi è la scienza a offrire la risposta alla domanda che tutti si fanno, ma cui tutti hanno paura di ricevere una risposta: quando moriremo.
La notizia è stata riportata dal Sunday Times. I ricercatori dell'Università di Lancaster, infatti, avrebbero messo a punto un laser capace di predire quanto tempo ci resta da vivere. In verità, la macchina messa a posto dagli scienziati inglesi avrebbe funzioni più complesse, come individuare malattie gravi, come il cancro o il morbo di Alzheimer.
Il metodo di ricerca è, all'apparenza, semplice. Le nostre cellule, come sappiamo, invecchiano con noi e, come gli esseri umani, più invecchiano più si deteriorano e reagiscono diversamente agli impulsi. Un corpo giovane è più elastico e reattivo, mentre un corpo vecchio è rigido e più lento. I ricercatori di Lancaster, dunque, posizionano sul polso dei “pazienti” un generatore di luce laser che colpisce le cellule epiteliali, facendole reagire. Come detto, un corpo giovane e in salute produrrà un effetto transitorio, con le cellule più elastiche e, dunque, più veloci a riequilibrarsi dopo gli impulsi. Un corpo anziano o malato, invece, farà sì che la luce laser abbia un effetto più forte sulle cellule epiteliali, evidenziando problemi.
I ricercatori analizzano i dati che il nostro corpo dà e poi danno un punteggio che va da 0 a 100. E quel numero è quello che ci avvicina o ci allontana di più dal momento della nostra morte. Al momento il test è ancora in fase sperimentale, ma gli scienziati inglesi sono convinti che nel giro di 2/3 anni potremo realmente sapere quando moriremo. Sarà veramente così? Chi sa, quel che è certo è che negli ultimi anni sono state diverse le ricerche che promettevano di predire il nostro futuro, dall'analisi del sangue a un “indice della mortalità” che solo pochi mesi fa Barack Obama ha deciso di finanziare negli USA.
Sangue, laser, tarocchi o maghe. Farsi predire il futuro affidandosi alla scienza o alla fantascienza. Ognuno può scegliere il metodo che preferisce, sempre che ci creda. Ma, alla fine, la domanda resta: “Tu vorresti sapere quando morirai?”.

venerdì 2 agosto 2013

UN MEDICO SPIEGA: COME RIPORTARE IN VITA I MORTI



Non stiamo parlando degli esperimenti del dottor Frankestein, ma di qualcosa che, scientificamente e medicalmente, può ridurre il numero delle morti con una maggior attenzione ai malati. Si tratta di quella scienza che presta attenzione e studi accurati sulle cosiddette "morti cliniche", quei casi, e non sono certo poche, in cui il cuore di un paziente si ferma e viene dichiarato appunto clinicamente morto. A volte succede che si tratti di una morte temporanea, di pochi secondi, anche se in tali casi si registrano danni cerebrali spesso definitivi. Per il dottor Parnia si tratta di aumentare le conoscenze mediche relative ai trattamenti cardiaci.
Parnia nel suo libro si spinge a terrorizzare che sia possibile riportare in vita pazienti morti anche da diverse ore: vere e proprie resurrezioni verrebbe da dire. Parnia sostiene che già oggi grazie ai progressi della medicina è possibile riportare in vita persone morte anche da due ore. Grazie a speciali medicinali da iniettare nel corpo del paziente, spiega, si potranno bloccare i processi di deterioramento del cervello e degli altri organi. Tra vent'anni, dice ancora, sarà forse possibile riportare in vita persone dichiarate morte da dodici, anche ventiquattro ore. Potete chiamarla resurrezione, scherza, ma io la definisco scienza della resuscitazione. Davanti alle cifre che parlano di scarsi risultati in questo campo, con un livello di successo molto basso, Parnia ammette che è vero ma dice essere colpa dei medici stessi. In molto ospedali il livello di resurrezioni ottenute dopo un arresto cardiaco è pari allo zero, in alcuni casi si arriva al 18%, cifre simili al Regno Unito e alla Germania. Sostiene orgogliosamente che nel centro medico dove lavora lui quando era arrivato il livello dei salvataggi era pari al 21%, oggi si è invece al 33%.
Questo perché, spiega, anche se il tempo che usualmente si impiega per mantenere in vita un paziente sia di 40 minuti, quasi tutti i dottori si fermano dopo venti minuti di tentativi. Il motivo? Si crede che dopo quel lasso di tempo il cervello venga irrimediabilmente danneggiato. La scienza medica ha infatti sempre detto che dopo tre o cinque minuti da quando il cuore si ferma, la mancanza di ossigeno provoca danni irreparabili al cervello: per il dottor Parnia non è così. Sono ricerche che si fermano agli anni 60, dice: oggi, sempre che venga fatto un trattamento di tipo corretto, il cervello può mantenersi funzionante per ore. Insomma, si tratta di creare una nuova categoria di medici e approfondire scientificamente le possibilità e forse davvero si potranno salvare persone clinicamente morte anche da giorni. Cancellare la morte? Per il dottor Parnia si tratta semplicemente di cambiare il modo di concepire la morte come oggi la intendiamo.

BERE DA DUE A QUATTRO TAZZINE AL GIORNO DI CAFFÈ ALLONTANA DAGLI ISTINTI SUICIDI



Il dibattito è aperto da tempo. E probabilmente lo resterà ancora a lungo. Bere caffè è più un beneficio o un danno? Quanto è consigliabile assumerne perché gli eventuali effetti positivi di una delle bevande più popolari al mondo non si trasformino in attacchi alla nostra salute? A queste domande, che circolano quasi da mille anni, quando la storia del caffè ebbe inizio, tanti hanno cercato di dare una risposta. Tra gli ultimi anche i ricercatori dell’Harvard School of Public Health. Secondo gli studiosi americani, che hanno monitorato per circa 20 anni oltre 150mila persone, bere da due a quattro tazzine al giorno riduce del 50 per cento il rischio di suicidio rispetto a chi non ne beve o ne consuma di meno. La quantità di caffeina assunta in modo regolare, infatti, pari a circa 400mg, sembra essere correlata a determinati comportamenti. In particolare la sostanza ottenuta dalla macinazione dei semi di alcune specie di piccoli alberi tropicali, ingerita nella giusta misura, stimolerebbe il sistema nervoso centrale e la produzione di neurotrasmettitori quali serotonina e dopamina.
La scoperta dei ricercatori dell’Harvard School of Public Health aggiunge un’altra qualità al già tanto amato caffè. La bevanda, ormai diventata vero fenomeno di costume, infatti, è considerata benefica per aumentare la concentrazione, ma anche per contrastare il morbo di Alzheimer, il cancro della pelle e il diabete. Anche gli studiosi americani, però, non hanno potuto esimersi dallo sconsigliare elevate assunzioni di caffeina a chi soffre di depressione. In generale, poi, superare la quantità di 400 mg al giorno, cioè dalle due alle quattro tazzine, rischia di provocare insonnia, alterazioni del ciclo del sonno, tachicardia e tremori. Sappiate regolarvi, quindi. Soprattutto se vi capite di bere il “Death Wish Coffee”, il caffè recentemente inventato da una ditta di New York, che, grazie ad una miscela segreta di chicchi e tostatura, contiene circa il doppio del normale contenuto di caffeina.
Al di là degli eccessi, il caffè sembra avere sempre più il via libera anche dalla scienza. E può di diritto candidarsi al ruolo di migliore bevanda per la socializzazione. D’altro canto, ormai, non c’è momento della giornata in cui non si possa berlo. Una società francese ha perfino creato una macchina da caffè da auto. Se siete stanchi e proprio non volete staccarvi dalla guida, potete attaccarla alla presa dell’accendisigari della vostra vettura e inserire la cialda. Poi l’acqua sarà riscaldata e un ‘bip’ vi avviserà quando il caffè è pronto ad essere versato. L’importante è che l’aroma della famosa bevanda resti sempre un piacere. Altrimenti potreste fare la fine di Mike e Trina, una coppia americana che, dopo aver sperimentato cure contro i problemi di stomaco, è diventata dipendente dai clisteri di caffè.

SUB SI IMMERGE E SCOMPARE IN MARE, MA VOLEVA FUGGIRE DAL MATRIMONIO



Si è conclusa con un lieto fine la vicenda, che ha dell'assurdo, di Xhevahir Gjuta detto Jimmy, il sub l’albanese di 26 anni che era scomparso in mare, durante un’immersione a Punta Ala, a marzo scorso. In realtà il sub ha solo fatto finta di sparire, e per quattro mesi ha vissuto nell'ombra. Jimmy, cameraman di Teletirreno, il 14 marzo 2013 ha deciso di sparire.
Era stato suo cugino, con cui viveva a Grosseto, a denunciarne la scomparsa, e da quel momento, per 10 giorni, Polizia, Carabinieri e Guardia Costiera si erano impegnati per cercarlo sfidando anche le difficili condizioni del mare. L'auto del ragazzo era stata trovata all'imbocco di un sentiero che porta a una spiaggia con scogli e in riva al mare erano stati trovati gli abiti del sub, aprendo nuovi possibili scenari oltre alla morte in mare: forse Jimmy si era avviato a piedi o aveva preso un passaggio da alcuni amici.
 Quando suo cugino dette l’allarme ai carabinieri e cominciarono le ricerche, tutta la città pensò al peggio. Jimmy si era immerso a Punta Ala. Probabilmente era morto proprio lì”, scrive Il Tirreno ricostruendo l'intera vicenda. Ma la realtà è un'altra Jimmy ha solo finto di sparire in mare: il ragazzo, senza documenti e senza identità, è scappato a Milano e per quattro mesi ha vissuto per strada.
Perché? “C’erano troppe cose che avrebbe voluto cambiare della sua vita: c’era un matrimonio fissato il 15 aprile in Albania, c’era una vita lontana dalla sua terra d’origine, in Maremma, c’era il lavoro e c’erano tante responsabilità che insieme hanno probabilmente creato quel corto circuito che lo ha spinto a scappare". In Albania ancora oggi le famiglie promettono i propri figli al miglior partito, e forse il ragazzo non si sentiva pronto a un passo del genere con una ragazza che chissà da quanto non vedeva. Sabato scorso Jimmy, forse stanco della vita per strada, è riapparso a Grosseto dove ha fatto visita a un'amica. Poi si è presentato ai carabinieri di Punta Ala e ha raccontato, tra le lacrime, tutto quello che gli era successo durante questi quattro mesi, facendo del tutto per non farsi rintracciare da polizia e parenti, compresa la sua fidanzata. Il ragazzo voleva solo allontanarsi da una vita che non sentiva più sua, non aveva intenzione di inscenare la sua morte. Ma ogni gesto ha delle conseguenze e ora il sub dovrà chiedere scusa a coloro che per dieci giorni hanno sfidato i marosi per cercarlo e con quelli che lo hanno pianto pensando che fosse stato inghiottito dal mare.
 

lunedì 29 luglio 2013

LE COPPIE IDEALI SECONDO L’OROSCOPO



L'amore secondo le stelle. Può una Bilancia stare bene insieme con uno Scorpione? E un Ariete con un Toro? Personalità troppo simili o troppo diverse? Ed è vero che gli opposti si attraggono come la calamita con il ferro? Insomma, può una coppia formarsi in base alle indicazioni fornite dall'astrologia? Gli esperti della materia sostengono di sì, affermando che in base alle indicazioni astrologiche si possono formare delle coppie perfette, senza comunque escludere altre combinazioni. Vediamo, intanto, le accoppiate da dieci e lode:

ARIETE-BILANCIA
L'energia dell'Ariete, la passione riservata della Bilancia. Una coppia ideale. L'Ariete cacciatore va alla scoperta dei segreti della Bilancia, che diventa preda consenziente. Insieme funzionano benissimo, possono sviluppare progetti vincenti. Per la serie "l'unione fa la forza"...

TORO-SCORPIONE
Due segni profondamente diversi, fino all'opposto, ma complementari, che si completano a vicenda. Il Toro è rilassato, lo Scorpione vulcanico e passionale. Due modi diversi di affrontare la vita che possono cozzare e creare tensione. Ma la soluzione è sempre a portata di mano, basta allentare ogni pressione, dedicare un po' di tempo alla coppia e tutto si risolve.

GEMELLI-SAGITTARIO
Il primo è decisamente intellettuale, il secondo un po' filosofo. Il loro incontro genera un'energia particolare, talvolta anche un po' soffocante. I nati sotto il segno del Sagittario mal sopportano la logorrea, anche pettegola, dei Gemelli, che si sentiranno colpiti e un po' delusi da questa mancanza di complicità mentale. In questo frangente è meglio concedersi a parenti o amici, con un pomeriggio all'aria aperta, un week end culturale, un bel film. Stare insieme ad altri farà bene.

CANCRO-CAPRICORNO
Il Cancro cerca sempre sicurezza, il Capricorno ama la mondanità, senza eccessi. Insieme fanno faville, anche se i nati sotto il segno del Cancro potrebbero sentirsi trascurati e quelli del Capricorno un po' soffocati. Meglio parlarne e chiarire le reciproche posizioni: il confronto sano sarà rivitalizzante e, se sarà necessaria una piccola pausa, avrà effetti sicuramente positivi.

LEONE-ACQUARIO
Il primo si sente un re, anzi "il re", il secondo è irriverente e per nulla remissivo. L'incontro tra i due sarà esplosivo, ma positivamente. Il Leone pretende difatti attenzione mentre l'Acquario non è molto disponibile e tende a sganciarsi, suscitando le ire di "sua maestà", che per contro cerca in tutti i modi di farlo ingelosire. Per riequilibrare il rapporto è necessario isolare la coppia, che deve ritrovarsi tra le quattro mura senza intrusioni di sorta.

VERGINE-PESCI
Ordinati, metodici e pratici i primi, più estrosi e istintivi i secondi. In comune hanno piccole cose da quali scaturiscono grandi passioni. Ma i Pesci mal sopportano la pignoleria e la Vergine l'inaffidabilità. Serve aria nuova, nuovi amici, nuove esperienze: poi si incontreranno di nuovo, capendo di aver bisogno l'uno dell'altro.

domenica 21 luglio 2013

TRADIMENTO: “La tartaruga va in pensione”. Le donne preferiscono gli uomini con la pancetta



Gli uomini si affannano in palestra per tonificare i pettorali, per avere la tartaruga scolpita sull'addome, per avere insomma un fisico da sogno, soddisfacendo se stessi e, soprattutto, le donne che li vorrebbero conquistare o da cui vorrebbero essere conquistate. Ma a quanto pare la moda in fatto di fisico maschile sta cambiando, e le signore che hanno intenzione di tradire i loro compagni preferiscono gli uomini con qualche chilo in più proprio sulla pancia...
LO DICE UN SONDAGGIO
Il portale IncontriExtra-Coniugali.com ha condotto infatti un sondaggio, prendendo a campione ben 1.000 donne iscritte al sito, chiedendo quale tipo di uomo preferissero per un ipotetico tradimento. La risposta è stata inequivocabile: il 47% ha dichiarato di preferire il maschio dall'addome rilassato a quello scolpito, magari anche tartarugato. La motivazione? Un uomo che passa troppe ore in palestra, a dedicarsi al proprio fisico, non trova tempo da dedicare alla proprio compagna, perché l'interesse principale è rivolto a se stesso. Insomma, una sorta di Narciso che ama specchiarsi e vedersi muscoloso.

Secondo Alex Fantini, fondatore del portale, "la percentuale così incisiva non mi sorprende per niente: lo stereotipo dell’uomo fisicamente perfetto a volte è non solo distante perché irraggiungibile, ma anche lontano dall’ottica quotidiana in cui è inserito il tradimento: vivere una scappatella nella quotidianità, senza pensare che esuli dalla realtà in cui si vive giornalmente, aiuta a sentirla propria, a viverla con maggior disinvoltura, a far diventare reale e concreta una fantasia; e non c’è nulla di più concreto di un uomo cui piace la cucina e lo dimostra con un po’ di pancetta”.

Possono comunque dormire sonni tranquilli, Ci sono ancora donne che li vogliono, e li vogliono al massimo della forma. Infatti il 34% del campione ha ammesso di preferirli con tartaruga, oltre ad annessi e connessi. “È pur vero che le tendenze possono cambiare di stagione in stagione - spiega Fantini - ma alcune verità che assumono una valenza di assioma non tramonteranno mai: un bel fisico troverà sempre una fedifraga che ami intrattenersi a giocare con le tartarughe”.

Il 19% delle donne intervistate ha invece dichiarato di non badare in modo predominante al fisico, ma di lasciarsi trasportare dalle sensazioni, badando quindi all'aspetto più meramente emozionale: “La componente mentale è sempre stata determinante per qualsiasi tipo di relazione, ancor più per quanto concerne il tradimento, in cui ogni sorta di emozione e sensazione è amplificata in quanto vissuta con maggior trasporto”, ha concluso Fantini. L'uomo ideale? quello che va in palestra ma che non è maniaco, né del fisico scolpito, né della bilancia.

giovedì 18 luglio 2013

Dal Giappone arriva l'antirughe più strano del mondo



L'ultima frontiera della bellezza è una strisciante novità che però è assolutamente naturale. Dal Giappone arriva l'antirughe più strano del mondo.
Sembra una moda da star dello spettacolo, ma l’uso delle lumache come trattamento per il viso potrebbe prendere piede anche tra i comuni mortali. Nel paese del Sol Levante, infatti, si diffondono sempre di più i centri estetici dove il mollusco invertebrato, dall’aspetto abbastanza ripugnante, ‘passeggia’ sul volto delle persone. Con tanto di bava sulla pelle. Proprio il muco della lumaca, che contiene un cocktail di proteine​​, antiossidanti e acido ialuronico, ridurrebbe gli strati di cellule morte e aiuterebbe la pelle a trattenere l’umidità, guarisce la pelle da scottature solari e la idrata. Un metodo naturale con straordinari effetti antinvecchiamento.
Almeno a sentire Manami Takamura, portavoce del Ci:z.Labo, il salone di bellezza di Tokyo, che propone alle proprie clienti il pacchetto Celebrity Escargot Course. Si tratta in sostanza di una serie di massaggi facciali e maschere, anche con l’uso di una macchina ad impulso elettrico. Ma a concludere il trattamento ci sono 5 minuti di massaggio a base di bava di lumache vive. Si può scegliere anche solo quest’ultima parte della formula al costo di 10.500 yen (circa 81 euro). Un prezzo non eccessivo se si pensa a quanto molte donne spendono in cosmetici per il viso.

venerdì 12 luglio 2013

"FACEBOOK è gratis e lo sarà sempre"... ne siete proprio sicuri?




Ci dicono che è gratis e per sempre ma prova a leggere qui:

1) vai nella home, colonna a destra, scendi e clicca su "Condizioni"
2) poi clicca su "Dichiarazione dei diritti e delle responsabilità"
3) vai al punto 9
4) scendi al punto 14 sempre del punto 9

e...avete letto vero?

giovedì 11 luglio 2013

LE 12 VERITÀ DA CONOSCERE E CHE L’INDUSTRIA DEL TABACCO NON VI DICE



Ci sono delle ‘verità’ che i leader dell’industria non sveleranno mai. Ecco un pò di cose che i fumatori accaniti (in particolar modo quelli più giovani) farebbero bene a conoscere.



1. Le condizioni di salute correlate al fumo sono una delle principali cause di morte negli Stati Uniti, pari a quasi uno su cinque decessi all’anno.



2. Ogni anno, il consumo di tabacco uccide più americani dell’HIV, della droga e dell’abuso di alcool. Il consumo del tabacco provoca più vittime all’anno rispetto a quelle di suicidi, omicidi e incidenti stradali messi insieme.



3. Il fumo passivo conta circa 50.000 morti negli Stati Uniti ogni anno.

4. Il fumo di sigaretta emette quasi 8 miliardi di chilogrammi di gas serra all’anno.



5. La coltivazione del tabacco contribuisce alla deforestazione, alla distruzione di più di 500.000 ettari di foresta all’anno, secondo Examiner.com.



6. Se i coltivatori di tabacco in tutto il mondo avessero coltivato cibo, avrebbero potuto nutrire più del 70 per cento dei 28 milioni di persone malnutrite al mondo.



7. Nel 2012, le società di sigarette hanno speso quasi 27 milioni dollari di lobbying tra agenzie governative e membri del Congresso, secondo OpenSecrets.org.



8. Le grandi compagnie del tabacco commerciano velatamente ai ragazzi, nonostante pubblicamente affermino che i giovani non dovrebbero fumare.



9. Ogni anno, l’industria spende più di $ 400 per cliente a promozioni speciali, coupon, mailer e altri sforzi di marketing diretto per assicurarsi che i fumatori attuali non abbaondonino le loro dipendenze.



10. Attualmente, le aziende stanno spingendo la costosa e non regolamentata e-cigarette. Si tratta di un “kit di base” – che comprende un dispositivo d sigaretta elettronica, batterie, cartucce di nicotina e altri accessori. Può costare fino a $ 100.



11. Oltre a ciò, c’è da dire che le sigarette elettroniche sono offerte in una varietà di sapori che i bambini e gli adolescenti possono trovare particolarmente attraenti. Tra questi sapori troviamo la ciliegia, l’uva, la vaniglia e la fragola.



12. Gli effetti sulla salute delle sigarette elettroniche sono ancora sconosciuti. Associazioni mediche ed enti regolatori sono preoccupati che l’e-cigarette non sono altro che un “gateway” per una dipendenza da nicotina. 

sabato 6 luglio 2013

Vi hanno mai chiesto il CAP alla cassa? Ecco perché lo fanno



La richiesta del codice di avviamento postale alla cassa è insolita, ma esiste. Spesso si cede, ma di fondo sarebbe meglio non farlo. Un articolo su Forbes rilancia questo problema, molto sentito in America, dove ha prodotto anche pronunciamenti in campo giuridico. Lo scopo della richiesta non è difficile da intuire, è per fini di marketing, ma, come spiega il grande magazine americano, ci sono dei limiti entro i quali il cliente deve porsi delle domande.
Spesso infatti il cap, o zip code in America, è solo l’ultimo processo di ricostruzione dell’identità del consumatore, e permette di risalire all’indirizzo, al numero di telefono, se l’impiegato di vendita ricorda il nome sulla carta di credito quando si “striscia” per pagare. Compagnie di marketing come Harte-Hanks offrono servizie di GeoCapture, in grado di abbinare le informazioni complessive, zip code compreso, per restituire il profilo individuale dell’utente. I clienti spesso accettano passivamente, pensando che sia parte di prassi poco nocive, eppure, nel caso americano, la legge parla in loro favore.
Una donna, che ha fatto causa a una catena californiana sostenendo di aver dato il codice pensando che fosse necessario ma solo ai fini della transazione, ha avuto ragione dalla Suprema corte dello Stato della California, che ha stabilito che i negozi non possono chiedere ai clienti di fornire, per obbligo, lo zip code. Al verdetto ha fatto seguito la norma secondo cui è vietato raccogliere informazioni che mirano alla identificazione personale durante i processi di transazione per pagamenti.
Ovviamente non è pensabile che tutte le aziende si comportino allo stesso modo anche perché i servizi che associano informazioni sono costosi e inutili se è poi difficile commercializzare i dati. Fatti i dovuti scrupoli, a che serve allora chiedere lo zip code o il cap? A comprendere il comportamento dei clienti, per capire i dati demografici di mercato, per stabilire al meglio l’allocazione delle risorse di advertising.
Lo stesso vale in Italia, dove il fenomeno sarà meno pervasivo, ma sempre mirato a capire il bacino d’utenza, soprattutto nell’ambito della gdo. Se si spende lontano dalla zona di residenza, vorrà pur dire che la proposta funziona oltre il bacino fisiologico di riferimento. Il fenomeno viene quindi indagato attraverso l’analisi dei bacini di utenza, di fatto aree territoriali definite sulla base della distanza temporale da una localizzazione specifica, superando quindi i normali confini amministrativi.
Quindi, individuata la localizzazione geografica, il geomarketing mostra dove risiedono i potenziali clienti, dove e chi sono i concorrenti principali, quali altri clienti potenzialmente potrebbero afferire da quel bacino di utenza, il confronto delle diverse quote di mercato date dal parallelo tra bacini di collo.

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